Vita da Banditi : Forum : Bandit.it - Suzuki Bandit GSF: the smart side of the road
the smart side of the road
Login

Miki : 14/12/2008 13:15
Visto che è un sito di timidoni e nessuno si fa avanti, inauguro io la nuova sezione, con il report del mio giro di oggi, il mio primo giro solitario su strade non asfaltate. E' un po' lungo, ma certe sensazioni ed esperienze non sono facili da riassumere... Comunque, buona lettura!

Erano un paio di settimane che studiavo il percorso, e che mi pregustavo il giro… Sperando nel tempo clemente.
Ieri era una giornata quasi discreta, ma lavoravo; per questo, stamattina, mi sono detto: pioggia o non pioggia, si va.

Ho riguardato l’itinerario ancora una volta per memorizzarlo, mi sono ben vestito con protezioni e tutto, ho messo su la vecchia cerata da moto e sotto la pioggia battente me la sono data a gambe verso due orette di meritata libertà.
Niente compagni di gita, per varie ragioni: in primis nonostante i ripetuti inviti, non si trova nessuno dotato di moto adatte all’uopo che abbia voglia di mettere le ruote fuori in questa stagione… Figurarsi sotto la pioggia!
In seconda battuta la mia cinghialaggine ha raggiunto ormai livelli altissimi, e – sbagliato o no – non posso fare a meno della meravigliosa intima sensazione che provo ad andare in moto da solo, fermarmi quando mi va, seguire il mio ritmo, o il corso dei miei pensieri… Forse dovevo chiamare la kle “misantropia”, sarebbe stato più appropriato!

Ma torniamo a noi; l’itinerario scelto ha una lunghezza di una ventina di km circa su strada non asfaltata, più l’avvicinamento e il ritorno a casa su strade tradizionali. Percorro trepidante il percorso di andata su strada normale, pregustando con una certa emozione quanto mi aspetta più avanti. Non mi si voglia se non riporto le località da me scelte per il giro di oggi, ma – forse stupidamente – sono un po’ geloso di quei luoghi: stranezze di noi motociclanti nostrani…

Metto finalmente le ruote fuori dall’asfalto bagnato; il primo tratto di percorso è una strada forestale larga un paio di metri, col fondo di terra rossa (fango rosso, a dire il vero) misto a grandi rocce ed erba fradicia. Mi alzo sulle pedane e a ginocchia strette mi avvio lentamente su per la salita che mi si para davanti: ad ogni accenno di accelerata la moto scoda sul fango, ma ancora di più sull’erba. In curva il posteriore mi parte un paio di volte in maniera allarmante, e fatico non poco a tenerla… Quanto sono mezzasega! Comincio ad avere caldo, e a non vedere più niente a causa della pioggia… A casa la visiera antiappannante avrà bisogno di un po’ di manutenzione, ma per intanto non si può andare alla cieca, quindi la alzo; giusto in tempo per beccarmi uno schizzo di fango nell’occhio. Il parabrezza alto non ripara quanto credevo, evidentemente.

Proseguo sul sentiero che nel frattempo si fa pianeggiante, e scopro che sull’erba bagnata i tourance non tengono una mazza: devo procedere a passo d’uomo, altrimenti mi intraverso e cado: ci sono andato vicino, un paio di volte. Commetto l’errore, su una leggera salitina, di fermarmi. Non c’è verso: no trazione, no parti! Giro la moto verso la discesa, tipo “olidei on ais”, torno indietro un tratto, e riparto più allegro; scodin scodando supero il dosso con una certa soddisfazione, devo dire.
Un tratto in discesa ma dal fondo piuttosto regolare mi riporta a temperature interne più umane.



Mi perdo, clamorosamente; finisco prima ai confini di un enorme vigneto, poi tornando indietro sbaglio ancora e mi trovo al bordo di una strada asfaltata. Finalmente grazie a un punto noto acquisito in precedenti giri su asfalto, ritrovo la strada giusta e caracollo per uno sterrato molto compatto nella direzione originaria. Bivio, conosciuto stavolta, che prendo con prudenza.
Altro tratto pianeggiante, più lungo però. Fondo ghiaioso misto a pietre grandi, mi fido di più e alzo il ritmo… Mi metto anche a cantare come un imbecille, da tanto sono contento… Che figata: piove, ma c’è buona visibilità. Le curve sono ampie, e ai bordi ci sono dei prati. La strada è fatta a saliscendi, con prevalenza di salite che portano su un colle, dolcemente: mi sento di forzare un po’ di più, e in curva provo a fare scodare la moto apposta… Hmmmm, che libidine!
Scollino, per una bella discesa pietrosa che impegna i bicipiti, e spostando il peso verso il posteriore vado benone. Solo dei canali trasversali di scolo molto pronunciati, ogni centinaio di metri, mi fanno un po’impressione e mi tocca rallentare.



Sbaglio bivio, finendo nel cortile di una casa dove tre ometti (ma dove si sono fatti la casa, questi?) mi guardano tra lo stupito e il divertito: le risate non gli impediscono di indicarmi la strada giusta, che purtroppo mi porta dopo un paio di chilometri su una ben conosciuta strada asfalatata.
Poco male, piano B: decido di raggiungere un’altra località a pochi km dove so esserci una strada bianca che parte in un bosco.
Mi sento parecchio deficiente sull’asfalto, schizzando per le prime decine di metri fango e graniglia dappertutto (fortuna che la pioggia battente laverà tutto in pochi minuti, strada compresa): in ogni caso (dimenticavo, intanto continua a piovere, per non sbagliare) è stupefacente dopo la ghiaia, i sassi, l’erba ed il fango affrontare l’asfalto. Sembra di avere le gomme chiodate, una sensazione di grip davvero incredibile… Mi rendo conto che forse, aldilà delle sensazioni, è meglio stare un po’ più cauti. Non vorrei distendermi come un fessacchiotto…

Trovo l’ingresso dell’ultimo tratto da farsi in fuoristrada, in un bellissimo bosco scuro e umido. Il fondo (coi soliti saliscendi) è abbastanza compatto, ma procedo al passo osservando i giochi di luce che gli alberi bagnati creano ai lati della strada: veramente gradevole.



L’ultimo segmento del percorso, una mezza pietraia di circa quattro km in salita in mezzo alla landa carsica, la percorro a velocità piuttosto alta, schizzando pietrisco dappertutto e facendo sculettare la moto accelerando ulteriormente; il tempo di farmi sfiorare da un pensiero – non credo che la moto uscirà indenne o quantomeno senza graffi o bottarelle dall’esperienza di oggi – che l’asfalto appare a tagliare trasversalmente il sentiero, a far finire l’ora d’aria.

Non mi rimane che tornarmene a casa, sotto la pioggia battente, canticchiando e pensando al tempo piacevolmente trascorso… Non ho incontrato praticamente nessuno né dentro né fuori strada, e mi sono proprio divertito.
Credo di aver preso il virus dell’enduro, e di un ceppo piuttosto forte e resistente!
Cazzarola, quanto è bello, mi dispiace proprio di tornare a casa… Ma la famiglia aspetta.
Quello che non ha lavato la pioggia sulla strada asfaltata se ne va sotto il getto dell’acqua della pompa da giardino.

Sarà arrabbiato il bandit che dorme qua, a un metro – penso – intanto che ringrazio mentalmente la moto delle sensazioni che mi ha regalato oggi.
Adesso per un altro po’ di giorni, bella mia, solo asfalto…
In attesa del prossimo giro su strade non asfaltate.


[ Modificato da Miki 14.12.2008 - 15:44 ]
Zel : 14/12/2008 13:42
bastardo, perché non mi hai invitato? :-P
ElNonino : 14/12/2008 14:57
Miki , non te la prendere, ma mi spieghi cosa si intende per fuoristrada ?

A me quella delle foto sembra una strada solo non asfaltata :-D :-D :-D :-D

Una pista da sci con pendenza del 25% e sassi del diametro medio di 10cm allora cos'è, od una mulattiera larga 50 cm sul fianco di un dirupo ? :-P

Con il passare del tempo le definizioni si modificano, vero Gunny ? :vecchiobalordo:

:hey:
Miki : 14/12/2008 15:07
ElNonino,
Citazione:

Miki , non te la prendere, ma mi spieghi cosa si intende per fuoristrada ?


Mi scuso per l'improprietà di linguaggio.
Non ho pesato bene le parole, preso com'ero dall'entusiasmo del comunicare l'emozione dei miei primi passi fuori dall'asfalto al mio gruppo di amici.
Non era assolutamente mia intenzione paragonarmi ai vecchi mostri sacri o associare il mio nome all'olimpo dei fuoristradisti veri: modifico subito il titolo (da "primo giro solitario in fuoristrada" a "primo giro solitario su strade non asfaltate") in modo da non urtare l'altrui sensibilità o offendere i professionisti del tassello.
Zel : 14/12/2008 15:20
:seg: :seg:

Mio cuggino. Mio cuggino.
Mio cuggino mio cuggino
miocugginomiocugginomiocugginomiocuggino
miomiomiomiogginogginomiomiomiomiogginoggino

Mi ha detto mio cuggino
che una volta si è schiantato con la moto,
- miiiiiiii -
mio cuggino mio cuggino.
Mi ha detto mio cuggino
che poi si è tolto il casco
e si è aperta la testa,
mio cuggino mio cuggino.
Mio cuggino si è tolto il casco,
mio cuggino si è aperta la testa.

Mi ha detto mio cuggino
che una volta ha trovato in spiaggia
un cane e invece era un topo
- non ci posso credere: pure a mio cuggino! -
mio cuggino mio cuggino.
Mi ha detto mio cuggino
che una volta è stato co' una
che poi gli ha scritto sullo specchio
benvenuto nell'aids
- uguale uguale uguale uguale -
poverino mio cuggino
benvenuto nell'aids,
mio cuggino topo cane,
mio cuggino benvenuto nell'aids.

Mio cuggino mio cuggino,
mio cuggino è rispettato,
amico di tutti.
Mio cuggino ha fatto questo e quello,
mio cuggino mi protegge
quando vengono a picchiarmi
perché chiamo mio cuggino.
Anzi: io chiamo a mio cuggino.

Mi ha detto mio cuggino
che una volta ha visto una senza reggipetto
- stìghidin, stìghidin, stish stidùn; aaah -
mio cuggino mio cuggino.
Mi ha detto mio cuggino
che una volta in discoteca
ha conosciuto una tipa
che però poi non si ricorda più niente
e alla fine si è svegliato in un fosso
tutto bagnato che gli mancava un rene,
mio cuggino mio cuggino.

Mi ha detto mio cuggino
che sa un colpo segreto
che se te lo dà dopo tre giorni muori,
mio cuggino mio cuggino.
Mi ha detto mio cuggino
che da bambino una volta è morto.

Mio cuggino mio cuggino,
mio cuggino è ricercato,
amico di tutti.
Mio cuggino ha fatto questo e quello,
mio cuggino mi protegge
quando vengono a picchiarmi
perché chiamo mio cuggino.
Anzi, sapete cosa vi dico:
io chiamo a mio cuggino.

Mio cuggino mio cuggino,
mio cuggino è preoccupante
e parla coi rutti:
"ciao, come va?".
Mio cuggino ha fatto questo e quello,
l'autoscontro e il calcinculo,
mio cuggino 'o malamente;
ma è un prodotto della mente.
Anzi: ha prodotto della menta
ma non era autorizzato,
per cui l'hanno imprigionato.
Ué.

Sì d'accordo free Mandela,
free Valpreda e tutti gli altri,
ma free anche mio cuggino.
Anzi: free anche a mio cuggino.
Na na nai, mio cuggino na na nai,
na na nai, mio cuggino na na nai.

Non ci posso credere, uguale, uguale!
Può essere che siamo parenti!
Tu com'è che fai di cognome?
Scusa, per vedere se è la stessa persona.
Anche a tuo cugino quando ha avuto
le emorroidi gli è partito il tappo
e ha ferito l'infermiera?
Quest'infermiera poi la conosco
perché mi ha soccorso quando, da piccolo,
una volta mi hanno sparato,
e non sono morto!
Però hanno colpito il ragno
che usciva in quel momento preciso
dal tronchetto della felicità.
Allora che ho fatto?
Col mio amico Coccodrillo Bianco
delle fogne di New York
siamo andati al Pronto Soccorso
a trovare dei nostri amici
che si facevano togliere delle cose tipo
arance, bottiglie, maniglie, porte,
cani, mondi, quando, a un certo punto,
chi t'incontro?
Non ci potevo credere!
Il mio chirurgo plastico del pronto soccorso preferito!
Che giornata! Che giornata!


benvenuto nel mondo dove l'asfalto finisce.
gli sboroni di questo emisfero ti faranno sembrare umili educande gli omologhi stradaioli.
guardando un video come questo, costoro non penseranno a niente, al panorama, all'aria fina, alla sarsizzia e all'amicizzia, alla forma di formaggio sverginata o varie, eventuali, ipotetiche... none, ti diranno: eh ma lì è da 120 miglia orarie, se uno vuol andare piano.
e così via.

Questo rende la vita dell'endurista turistico incapace (o poco più) una strada di solitudine e frustrazione, circa come essere etero in un mondo in cui tutti sono gay. gli uomini, per esempio, in tale mondo ipotetico sono come te, ma te lo vorrebbero mettere ar culo.
le donne, o alcune, piacciono a te, ma tu non interessi a loro. un incubo.

gli stradaioli sono anche mezzasegaioli e quindi per carità di dio due schizzi due sbandatine che orrore, e poi non posso mica permettermi due assicurazioni e così via.

gli enduristi sono anche peggio. se la gita non prevede di passare undici volte nel buco fatto da un picchio a 30 metri di altezza sul tronco ricoperto di muschio di un albero che cresce in una palude profonda 130 cm, ma che ha alla base una corona di scogli trafitti di chiodi, allora è una gita di merda e tanto vale andare su asfalto o al bar o andare a magnare le pappardelle fatte a mano dalla mamma/nonna o simile. (e se tu vai a una gita simile, prima ancora che metti la prima capiscono che sei una pippa e ti lasciano lì da solo: dopo 15 secondi non li vedi più, dopo 35 nemmeno li senti, e quelli coscienziosi ripassano a gita finita per vedere se sei conficcato da qualche parte, gli altri se ne vanno a casa e al massimo seguono un po' la nera locale nei giornali dell'indomani.)

è una vita di inferno, te l'assicuro. ho calcolato che per trovare un possibile socio di endurismo turistico senza schifiltoserie low e high profile, occorre contare su un bacino di 12 milioni di persone, stile mexico city. se no resti da solo, tipo il toro.

pensaci, sinché sei in tempo. :-P
ElNonino : 14/12/2008 17:21
Mi scuso, non volevo assolutamente criticare ne offendere sia chiaro.

Purtroppo per i :vecchiobalordo: come me l'enduro ricorda più la 6 giorni che una strada prima dell'asfaltatura, capisco che per chi è nato e cresciuto con moto senza tasselli un pezzo di strada bianca passata indenne a 30 km/h sia già un bel traguardo, io ho fatto il percorso inverso e fare i 140 km/h su una stradale mi pareva da folli.

A vedere comunque le vostre immagini mi viene un po di magone perchè son cose che forse non avrò più la possibilità fare.

Buoni giri e scusatemi ancora se son stato troppo ironico.

:hey:
Miki : 14/12/2008 18:07
Zel,
Citazione:

Questo rende la vita dell'endurista turistico incapace (o poco più) una strada di solitudine e frustrazione


In quella che mi sembra ormai un'altra vita, ho dedicato tanti anni di entusiasmo e passione ad una certa disciplina.
Alla lunga sono rimasto talmente schifato dall'ambiente e dal modo di fare spocchioso ed elitario di quelli che mi circondavano che - complice anche un calo di interesse per la materia - ho smesso di colpo di esercitare e frequentare, e non ci sono (ad oggi) nemmeno più andato vicino.

Negli anni ho trovato che anche il mondo della moto (nelle sue varie tipologie d'uso) è viziato dallo stesso tipo di difetto: è fondamentalmente per questo che, esclusa la frequentazione di pochissimi compagni di gita (di cui il 90% sta su questo sito), vado in giro sostanzialmente da solo.

Abbiamo già abbastanza condizionamenti nella vita lavorativa e quotidiana in generale, motivo per cui mi piace sentirmi libero almeno su due ruote da imposizioni, paragoni, o peggio subirmi le altrui paternali o ansie da prestazione.

Mi rendo conto che se già è difficoltoso trovare compagni di viaggio per fare mototurismo tradizionale, la cosa si complica ulteriormente volendo condividere con qualcuno di valido qualche chilometro di sterrato.

Io sono un ottimista, e aspetto paziente. Nel frattempo mi godo le mie passeggiate in solitaria senza pormi troppi problemi :-)
Zel : 14/12/2008 20:28
wal, io stavo scherzando, nel senso che non mi riferivo di certo né a te né a gunny. è proprio perché qui non ci sono tipi del genere che ci si può scherzare. il problema che pongo però è serio, è difficile trovare dei "tranqui" del fuoriasfalto.
Rollyzan : 15/12/2008 10:48
bel report miki... :-D
ender : 15/12/2008 12:03
ecco ci mancava anche il conterraneo che mi fa ballare ancora di più la scimma della moto da fuoristrada...
grazie miki :-x

bel report ;-)
Pagina 1 di 2: 1 2  »

Risposta rapida