Mototurismo : Forum : Bandit.it - Suzuki Bandit GSF: the smart side of the road
the smart side of the road
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brokenheart74 : 29/6/2010 15:18


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La speranza è un raggio di sole nell’esistenza e grazie ad essa – e all’ottimismo intrinseco che si trascina irrimediabilmente con sé – spesso siamo indotti a intraprendere imprese che ogni dato oggettivo sembrava volerci negare o perlomeno vagliare con cautela, quella stessa cautela che si trasforma in un diniego, in un “forse è meglio lasciar perdere”. E invece eccola li la speranza che trasforma l’ostacolo in una possibilità, in una sfida, in un’avventura dagli esisti forse incerti, ma cos’è l’avventura se non permeata da quell’insondabile linea di indeterminatezza, di “non totalmente prevedibile” che ne caratterizza l’essenza? Contro delle previsioni metereologiche del tutto avverse, dunque, che davano tempo nuvoloso e pioggia su gran parte dell’Europa, avvalorate tra l’altro dalle notizie meteo e dalle alluvioni imperversanti su gran parte del Nord Italia e del versante francese, decido di partire ugualmente, sabato 19 giugno 2010, per il mio tour pireneico che mi vedrà attraversare spennellando con la moto la Route des cols francese e poi, al ritorno, il versante spagnolo, passando per Barcellona e la famosa riviera adriatica in veste spagnola: la Costa Brava, vestendo l’imprevedibilità come un vecchio golf sgualcito ma caldo, spelacchiato ma familiare, rattoppato ma pieno di emozionanti ricordi vissuti che nonostante le sue condizioni desuete sai che ti proteggerà. Bene, con un cielo plumbeo che si rispecchia sopra la superficie opaca del casco e qualche gocciolina di pioggia che fa da preludio a un temporale imminente, sabato 19 aggancio le borse laterali e il baule posteriore sul retro della Banditone, la borsa serbatoio con cartina sullo stesso e dopo aver pranzato monto sul 1250 appena rimesso a lucido e parto da Venaria (To), dirigendomi attraverso la SS25 verso il Moncenisio per giungere in Francia e da li arrivare a Cerbère, ai piedi dei Pirenei. Mentre viaggio, ancora in Italia, all’orizzonte un manto nero di nuvole rende il paesaggio pieno d’ombre, sebbene la speranza di trovare al di là delle montagne la luce del sole non mi abbandoni nemmeno per un istante: speranza che verrà ripagata da una settimana totalmente soleggiata e a dir il vero anche eccessivamente. Mentre risalgo i tornanti che portano al Moncenisio però, ancora non so ciò che mi attenderà – il sole - e mi fermo per indossare l’antipioggia che mi accompagnerà per un bel po’ di km e fino al mattino seguente. Arrivato al Col del Lautaret comincia a scendere un nevischio ghiacciato, tutto intorno è ancora ricoperto da un manto di neve di cui posso sondare la profondità quando mi fermo per scattare qualche foto e svuotare la mia vescica sull’orlo di scoppiare, proseguo per Gap ma in un minuto paesino fra le montagne intravedo l’insegna di un piccolo campeggio fra radure e vegetazione. Il cielo si ostina a restare ombroso e una pioggerellina battente continua a infastidire la visuale della strada, poggiandosi sulla visiera del casco come tante piccole punture d’aghi. Mi fermo e fa un freddo cane – 2° mi dirà il mattino seguente un campeggiatore belga conosciuto li sul luogo e che gentilmente mi offrirà del caffè caldo vedendomi infreddolito. Dopo aver cenato a base di ceci e bresaola riscaldati sul fornelletto a gas e dopo una “malsana” sigaretta mi infilo vestito come sono nella tenda (una 2 second della Quechua tanto ingombrante per una moto, tanto pratica per un viaggio giornalmente itinerante!) precedentemente montata, riempita da un materassino gonfiabile il cui gonfiaggio mi sfianca e un saccopelo. Scoprirò che il materassino perde, porca miseria, ma nonostante ciò passerò delle buone notti, soprattutto quelle seguenti, laddove il clima sarà assai più mite e caldo.
Il mattino del 20 mi sveglio un po’ infreddolito e il campeggiatore belga mi da la notizia della temperatura bassa offrendomi il caffè (devo dire che questa mutuo aiuto è una delle cose che mi piacciono di più quando viaggio da solo e all’avventura, perché mi fa ritrovare l’umanità che nella società sembra essersi persa, ma che invece ancora esiste in ognuno di noi). Con le mani gonfie e inturgidite e i piedi che faticano ad entrare negli stivali, dopo aver riinfilato l’antipioggia – il solo che avevo tolto la sera prima – mi rimetto in viaggio e proseguo, passando per Orange, in direzione Narbonne, dove mi riaccamperò per la notte. Intanto il tempo è migliorato, le nuvole nel cielo ci sono ancora e lo macchiano pezzandolo, ma non sono più grigie e dense come quelle del giorno prima: spruzzi di sole brillano sulle plastiche lucide della bandita e il mio sorriso si ravviva mentre penso soddisfatto: “ho fatto bene a partire!!!”. Ma se l’acqua del cielo ha smesso di preoccuparmi, un altro elemento non meno fastidioso (anzi, personalmente assai più pericoloso perché rende la guida impegnativa e instabile) comincia a farmi letteralmente imbestialire: il vento. Un vento fortissimo – probabilmente, visti i cartelli di attenzione per “le vent violent”, caratteristico della zona francese – che arriva a raffiche improvvise da destra ora e da sinistra poi, facendomi sbandare di qua e di là e costringendomi a andare molto piano e a fare più attenzione del solito. C’è da dire che, anche se non ne sono certo, forse ha contribuito ad amplificare il tutto, l’effetto vela della tenda Quechua montata sul sedile passeggero dietro di me. Ma che dire è troppo pratica!!!
Dopo aver passato una notte finalmente ad una temperatura di comfort il giorno 21, passando per Perpignan arrivo a Cerbère sul versante mediterraneo, laddove la mia cartina inviatami gratuitamente e celermente (in nemmeno 2 giorni dalla richiesta via web mi è arrivate nella buca delle lettere) segna l’inizio della Route des cols, cartina che seguirò più o meno fidatamene, viste le diverse “vie barrè” su alcuni passi pireneici, ma le cui deviazioni mi costringeranno a visitare luoghi che altrimenti non avrei attraversato, come ad esempio Lourdes. A questo proposito, precisando di essere agnostico, devo dire che Lourdes è certo un luogo di culto, affascinante per un credente o per chi sa scorgerne il lato artistico, culturale e mistico, ma senza dubbio, come prevedevo, anche in quel luogo è sorto, come è inevitabile che accada in questi siti, un commercio spropositato di oggettistica che, a mio parere (ripeto, parere di un agnostico) nulla ha a che vedere con la fede, ma solo con la speculazione. Ma qui mi fermo per non addentrarmi in discorsi che nulla hanno a che fare con il viaggio.
Dopo aver pernottato a Vernet le Bains e a Loudenvielle il 22 giugno nei Pirenei centrali, proseguo per Hendaye città indicata come sbocco sui Pirenei orientali e che si affaccia sull’Atlantico, ma visto i continui zig-zag che le catene montuose mi obbligano a effettuare per percorrerle e il conseguente aumentare dei km prodotto da esso, mi fermo a pernottare il 23 con la tenda in un campeggio comunale nel paese di St Juan-de-port – tra l’altro gratis, in quanto nonostante abbia cercato il proprietario del camping non abbia trovato nessuno ( risparmio di denaro che ripagherò salato più in là).
Giunto a Hendaye il 24 mi godo la vista dell’Atlantico girovagando un po’ su e giù per la costa. In questo girovagare – sono oramai le 13 – sento uno strano rumore, una sorta di gorgoglio arrivare dal centro del mio stomaco che legittimamente rivendica il suo diritto ad essere riempito: ho fame! Mi metto in cerca di un luogo all’ombra dove sostare e ad un certo punto, sempre sul litorale, vedo un’area che mi sembra ideale: all’ombra, fornita di panchine e, stranamente, libera e non affollata. Solo una volta fermatomi sul posto capirò il motivo di quella condizione di isolamento: ero davanti a un cimitero. “Ma chi se ne frega” – penso – e mi fermo a mangiare e a riposare un po’ in quel luogo di quiete con vista mare e – sebbene non sia scaramantico – con una sana toccatine preventiva a gli zibidei. Nel frattempo ho già deciso che mi fermerò a dormire in questa città, così mi metto in cerca di un campeggio. La ricerca del campeggio però mi porta – nel tentativo di avvicinarmi un po’ alla meta successiva – a dirigermi verso Irun e San Sebastiàn, ma non trovando un campeggio a mio parere dai prezzi abbordabili, mi vedo costretto a tornare indietro a Hendaye e a piazzare la tenda in un camping della città. Sono già le 17.30 e una volta sistemata tenda e bagagli mi infilo il costume per andare a passare qualche ora sulla spiaggia e tuffarmi nelle assai gelide – nonostante il sole che spacca le pietre – acque dell’Atlantico. Non avendo portato altro che gli stivali da moto in tomaia come scarpe – nè ciabatte nè altro – mi ritrovo vestito in uno stile un po’ bizzarro: maglietta, pantaloncini corti mimetici legati alla vita con un laccio di fissaggio della tenda – perché ho dimenticato la cintura a casa – e stivali alti fino al polpaccio, tanto da sembrare un ufficiale delle SS in vacanza. Dopo il rituale bagno e un po’ di lettura sulla spiaggia, fattesi le 20.30, vestito come sono voglio festeggiare il raggiungimento della prima meta del viaggio con una pizza e così mi metto in cerca di un locale. Lo trovo, posteggio la moto ed entro, sedendomi. Quando apro il menù che il cameriere mi porta al tavolo rimango basito: una pizza margherita 8,50 euro!!! Poi scorgo nel menù la sezione insalate e ne vedo una mista a euro 10,50 con uovo, pesce, mais, pomodoro ecc che sembra alquanto sostanziosa e penso che assieme ad essa ci sarà il pane di accompagnamento. Mi sembra la scelta giusta, per 2 euro di differenza dovrei mangiare molto di più e la ordino. Ma altro che insalatone stile Break, mi portano un piatto piano con quattro foglie di numero di lattuga, 4 alici, una decina di chicchi di mais, un cucchiaino di tonno,1 pomodorino e un cestino con 3-4 fette di baguette: una miseria, tanto che ordino anche la pizza. Oddio la pizza!!! Una infinitesimale lastra di pasta semicruda con pomodoro in scatola e 1 quintale di formaggio rappreso sopra: il tutto per il “modico” prezzo di 18,50 euro e lo stomaco ancora vuoto. Forse, penso con un ghigno sul viso, questo è il primo conguaglio per il pernottamento gratis della notte precedente. Me ne torno in campeggio a dormire consapevole di quanto la pizza italiana sia inimitabile.
Il mattino del 25 mi alzo con lo stomaco un po’ in subbuglio: l’acqua fredda dell’Atlantico più la pseudopizza lastra-di-pasta-cruda hanno fatto il loro lavoro, ma basta una visita ai servizi igienici per riportare il tutto nella norma.
A questo punto comincio la traversata della Spagna per ritornare sul Mediterraneo e attraversando Pamplona, Jaca, Huesca e Lleida arrivo a Terragona e un po’ più avanti a metà strada fra questa e Barcellona mi fermo in un campeggio sulla spiaggia dove, con vista mare, pernotterò. Il giorno dopo, il 26, mi godo un po’ della spiaggia che ho proprio li davanti e dopo essermi bagnato nelle meno fredde acque mediterranee mi rimetto in viaggio verso Barcellona, dove visiterò – sebbene senza poter scendere dalla moto per pericolo furti, messo all’erta durante una sosta pranzo da una coppia di turisti spagnoli – la famosa Rambla, la via di Barcellona ritrovo di artisti di strada e mercatini vari. Bella, davvero, anche se mi sarebbe piaciuto visitarla a piedi.
Proseguo il mio viaggio lungo la Costa Brava ammirando le sue stupende spiagge e stremato dalla lunga macinatura di km piazzo la tenda a Valras-Plage dove pagherò il secondo conguaglio per il pernottamento non pagato: 33 euro per un posto tenda e una notte!!! AahhaHAhahahahhahah!!! Prezzo di cui verrò a conoscenza solo il mattino del 27 all’atto del pagamento del conto AhAhahahahahahah!!! 33 euro per una notte in una piazzola a dir il vero 28 euro più 5 di elettricità (l’impiegato alla reception mi ha chiesto se avevo utilizzato l’elettricità ed io come un pirla ho detto si, quando ho solo ricaricato la pila della macchina fotografica). Bella differenza comunque, noto dai 7,50 euro di un campeggio in montagna e 33,00 euro sulla spiaggia, sembrerà ovvio, ma la cosa mi irrita alquanto lo stesso.
Il 27 passando per Nimes ed Avignon, ripercorrendo il Prc national des Ecrins e, dopo Briancon, rimettendo le ruote sull’asfalto dei tornanti del Monginevro, rientro stanco, ma soddisfatto di questa traversata fra le catene montuose dei miei pensieri, nella mia enorme tenda di cemento a Torino: la mia casetta!

Dati del viaggio e spese.
Dal 19 al 27 giugno 2010
Km percorsi: 3560
Spese carburante: 221 euro
Spese campeggio: 116 euro
Spese cibo e altro: 60 euro
Pedaggi: 22 euro

Link utili:
http://www.laroutedescols.com/

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[ Modificato da brokenheart74 30.06.2010 - 17:10 ]
friz : 29/6/2010 16:22
complimenti!
te la sei cavata anche con pochi euro...certo vorrei vedere qualche foto...(ma come cavolo l'hai messa la tenda della quechua?)
matteom : 29/6/2010 16:44
Dal 19 al 27 giugno hai speso solo 60 euro in cibo? come hai fatto?
chiotto : 29/6/2010 18:19
interessante, ti ruberò qualche tratto di strada da fare a fine agosto :-D
brokenheart74 : 29/6/2010 20:28
iao e grazie,
posterò le foto quantopresto
brokenheart74 : 29/6/2010 20:31
matteom,
mi sono portato gran parte del cibo da casa e - a parte una volta - ho sempre cercato di prendere le provviste nei grandi supermarket delle città per risparmiare.
brokenheart74 : 29/6/2010 20:32
chiotto,
fai fai ... :-P
granata : 20/11/2014 17:12
ogni tanto il tasto cerca è moooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooolto utile e interessante!!!!!! :-o

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