Urania : |
12/9/2010 7:56 |
Titolo : La solitudine dei numeri primi Data di uscita: Venezia 2010 - 10 Settembre 2010
Genere: Drammatico
Regia: Saverio Costanzo
Tratto da romanzo omonimo di Paolo Giordano (ed. Mondadori) In Concorso Alla 67. Mostra Internazionale Del Cinema Di Venezia
Cast: Isabella Rossellini, Alba Rohrwacher, Filippo Timi, Maurizio Donadoni, Luca Marinelli
Trama: I numeri primi sono divisibili soltanto per uno e per se stessi. Sono numeri solitari e incomprensibili agli altri. Alice e Mattia sono entrambi “primi”, entrambi perseguitati da tragedie che li hanno segnati nell’infanzia: quando da adolescenti si incontrano nei corridoi di scuola, riconoscono il proprio dolore l’uno nell’altra. Crescendo, i loro destini s’intrecciano in un’amicizia speciale, finché Mattia, laureatosi in Fisica, non decide di accettare un posto di lavoro all’estero. I due si separano per molti anni e sarà una sequenza di eventi a ricongiungerli, per riportare in superficie una quantità di emozioni mai confessate.
La critica: <<(…)Aspetti drammatici volti ad assumere non poca importanza nell’ambito di quello che, inizialmente identificabile come meditazione su celluloide sulla solitudine, sull’amore e sulle conseguenze dell’infanzia, finisce ben presto per assumere i connotati di un vero e proprio horror sentimentale riguardante la famiglia e la sua impossibile emancipazione, immerso nel dolore e nelle emozioni non confessate. Con l’azzeccato connubio tra fotografia e scenografie che, oltre a garantire la giusta, a suo modo inquietante atmosfera, incarna il maggiore pregio dell’operazione, sicuramente non eccelsa ma girata con professionalità da Costanzo, il quale porta i risultati al di sopra della media supportato anche dalla buona prova del cast. [ Francesco Lomuscio]>> – << (….)Tacciato di furbizia l'adattamento del best seller di Paolo Giordano è invece un lavoro coraggiosissimo, destinato probabilmente a piacere più alla critica che ai fan del romanzo. Spiazzante l'operazione, che trasforma uno dei maggiori successi editoriali degli ultimi anni in film ostico, sospeso, che si disfa immediatamente del realismo narrativo per riflettere sui meccanismi e il funzionamento della buona riduzione cinematografica. (…) Puro esercizio di forma? No, perché Costanzo costruisce un'estetica funzionale all'etica del racconto, e "vede" quello che il romanzo attinge dalla storia segreta di due anime. I mostri non albergano più all'interno, ma si riversano fuori: mostruoso è il contesto, anzi horror - come musiche (c'è anche un inedito dei Goblin), luci e omaggi (da Argento a Polanski) s'incaricano di rivelare - e mostruosi sono i corpi, tagliati e sbilenchi, smagriti e imbolsiti, mai in armonia col mondo, e dal mondo offesi, disarticolati. Il "vedere" del film si situa tra il racconto in prima persona e quello in terza, un modo di enunciare che non è né oggettivo né soggettivo ma sta in mezzo, sulla soglia del dentro e del fuori, incollato all'occhio inerte di personaggi incapaci tanto di rivolgersi all'altro quanto di scrutarsi a fondo. Un'esistenza, la loro, prigioniera di un momento, perciò congelata in un presente immobile, "montata" senza flashback nè cornici temporali. [Gianluca Arnone]>> | |
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