Ieri, domenica, dopo tanti giorni di maltempo, splendeva il sole. Così, io e un amico decidiamo di farci un giretto di un paio d'ore prima del pranzo domenicale.
Risaliamo la Valdastico fino a Folgaria. Traffico inesistente, asfalto asciutto e pulito, andiamo allegri, molto, molto allegri.
A Folgaria decido di andare a bere un caffé sul passo Coe per poi scendere verso Tonezza. Il passo Coe è uno dei posti più gelidi degli altipiani, mi pareva fosse sui 1.300 m. di altitudine, però siamo già a maggio. quindi no problem. Ricordavo male! Il passo è sui 1.600 m., coperto di neve e ghiaccio, mi sono trovato quasi all'improvviso a viaggiare su una striscia di asfalto sporco e bagnato tra due muri verticali di neve gelata: sembrava di essere su una pista da bob, senza neanche la possibilità e lo spazio per fare un'inversione. Sono andato avanti a passo d'uomo, la strada non finiva mai, piedi a premere le pedane, ginocchia strette al serbatoio, mani leggere, un filo di gas e chiappe serrate.
Dopo un tempo interminabile mi sono lasciato alle spalle questo inferno bianco.
Me la sono vista brutta e ho avuto paura. Non ho più né l'età, né il fisico per queste cose.
Un'altra emozione del genere e ci resto.
Ho sentito il fruscio delle stelle del mattino.