Prima di iniziare, un'avvertenza...
Oggi non ho il dono della sintesi
Ho trascorso praticamente una dozzina d’anni circa - sui 35 che ho - a praticare la disciplina della speleologia: attività che mi ha portato più volte (con zaini che arrivavano a pesare anche una trentina di kg) su è giù per montagne in estate col caldo torrido o in inverno con qualche decina di gradi sottozero, spesso oltre i 2000 metri di quota, assieme agli inseparabili compagni di avventura. Ricordo ancora (e credo ricorderò finchè vivo) la sensazione di imbecillità che mi prendeva quando partivamo da valle per arrivare alla grotta in quota di notte, col gelo, zainone incombente, nella neve fresca.
Pensavo a quanto fesso ero a cascarci ogni volta, a come dimenticassi troppo facilmente quanta stramaledetta fatica si facesse e a quanto disagio si provasse in quel frangente...
E io a ripetere, a continuare a voler andare, un giro dopo l’altro...
Quest’anno, in strada per l’elefante, in sella al Kle ho provato la stessa sensazione: segno che il tempo segue il suo corso, io invecchio come da copione, ma il nocciolo è integro: indubbiamente sono fedele a me stesso.
Fesso ero, fesso rimango.
Oggi a casa piove bene, misto a neve. Ho appena finito di lavare con spugna e spazzolini più o meno sottili cinquecentino, la mia cavalcatura; sono fradicio, ma è il minimo che potessi fare.
In fondo lui mi ha portato per mille e cento km circa su e giù per passi, per autostrade, sulla neve e sul ghiaccio bello carico, senza fare una grinza e chiedendo solo (poca) benzina... Che moto!
Dopo aver assolto i miei doveri verso la mia amata motoretta posso raccontarvi, senza pretese di alcun tipo, qualcosa di più su questo strampalato viaggio che si è appena concluso.
Stavolta la preparazione è stata più difficoltosa del previsto; tanti ostacoli di varia natura hanno tentato di separare Gispo - il mio compagno di avventure - e me dall’incontro con gli storici pachidermi.
Non senza sforzi, economici e di volontà, ce l’abbiamo fatta a partire anche quest’anno.
Per questa edizione ci siamo attrezzati bene, con acquisti furbi ad hoc per l'elefante che hanno reso migliore il nostro viaggio.
Così, abbastanza sicuri, siamo partiti la mattina di buon’ora in autostrada, destinazione Pontebba.
Qui, come da piano di viaggio, abbiamo salito il passo Pramollo: uno spettacolo veramente incredibile: sembrava di essere in una pista da bob...
Sul passo
Percorrere (lentamente) la strada per il passo in mezzo a due muri di neve, cercando di non schienarsi sulle lastre di ghiaccio è stata una bella esperienza, faticosa ma appagante: poche volte ho goduto di un tale spettacolo, che ha ben compensato le due tre volte che, perso il posteriore, ho rischiato di finire ruote all’aria... Complici la scarsa aderenza, le gomme (Metzeler Tourance) non proprio adatte e sicuramente la mia poca abilità.
Sempre sul passo
Abbiamo percorso anche un altro passetto più piccino per evitare la prima galleria dei Tauri, ma a parte il fondo un po’ sporco assolutamente niente a che vedere col Pramollo.
Il resto del viaggio di andata è passato tra fiocchi di neve (scarsi, per fortuna), statali austriache e autostrada scarsamente trafficata: un viaggio tutto sommato agevole ed ordinario, col fondo stradale sempre bagnato ma abbastanza pulito.
Zona Tauri
Per l’ennesima volta ho potuto constatare che il viaggiare in moto - quando sei lì solo, nel tuo casco - è un’ottima occasione per stare soli con se stessi. Qualche volta ci vuole proprio, nel mondo in cui viviamo questo tempo è davvero un lusso: lo sfrutto appieno rimuginando su un sacco di cose.
E rimuginando arriviamo a destinazione: per prima cosa carichiamo la nostra balla di paglia.
Il kle versione carro per il fieno
Poi ci iscriviamo è entriamo in quella specie di zoo che è il recinto dell’elefante!
L'ingresso principale
Io (a dx) e Max: alienati ma felici
Quest’anno la neve c’è - non tanta - e ricopre col suo manto in maniera convincente solo le zone del recinto che non vengono baciate eccessivamente dal sole durante il giorno.
Giriamo un po’ per trovare un posto che ci piaccia, e percorrendo un falsopiano inclinato (non in salita o discesa, ma inclinato di fianco) innevato sopra e ghiacciato sotto la moto mi parte e sbatto a terra come un tappeto. Rialzarmi dal ghiaccio con la moto carica di tutto - balla di paglia compresa - è una specialità sportiva alla quale non sono preparato: fortunatamente tre o quattro teutonici là vicino mi aiutano a rialzarmi, con gran sorrisi e pacche sulle spalle. Sorrido e riparto, per rischiantarmi cinque metri dopo... I miei nuovi amici mi aiutano per la seconda volta, e decidiamo che è meglio montare le catene. Tutto un altro andare... Intendiamoci, grip è una parola grossa, ma qualcosa in più la ruota tiene e mi riesce dopo svariati tentativi di trovare un parcheggio decente per scaricare la mercanzia.
Piantiamo il campo in una zona mista, così da approfittare dei raggi di sole per asciugare tenda e attrezzi, visto che l’umido qua non manca.
L'accampamento
Dopo una cena abbondante (cazzarola, quanta carne abbiamo arrostito in tre giorni!) facciamo un po’ di festa - siamo stati adottati da un attiguo accampamento di Polacchi - ma senza andare in giro: è giovedì sera, non c’è ancora un gran movimento.
L'angolo cottura
In compenso ritrovo le caratteristiche peculiari di questo raduno, e cioè: la gente strampalata su mezzi ancora più strani, il casino, la fratellanza trasversale, i fuochi d’artificio che scoppiano a tutte le ore, le mille tende e i mille falò, il rock and roll che suona ininterrottamente notte e giorno, il rombo perenne dei motori... Ma è un’atmosfera che non si può descrivere, parole e foto non rendono: se si vuol sapere bisogna vedere... L’elefantentreffen è un raduno che ti vuole lì, per conoscerti, il sentito dire non è contemplato!
In serata abbiamo modo di assistere allo spettacolo che ci offrono due su un sidecar, che dopo aver perso il controllo e rischiato di cappottarsi con qualche acrobazia pensano bene di “parcheggiare” nella nostra tenda: fortunatamente nessun danno, se si esclude una bella finestra che ci hanno aperto sul telo esterno!
La prima notte è piuttosto fredda, nonostante gli accorgimenti che adottiamo per resistere: e come sempre anche quest’anno mi si ghiaccia l’acqua nella tenda. Anzi, a dir la verità si ghiaccia proprio tutto... Fuorché le salviette umide, che stavolta ho tenuto a contatto con la panza!
Le batterie della macchina fotografica invece, a questa temperatura, vanno via come i popcorn.
Fortuna che al risveglio c'è un pallido sole che pian piano si alza!
Cinquecentino dorme baciato dal sole
Giro di rito per vedere chi c’è di vecchio e di nuovo... Si mangia, si beve, si scambiano specialità enogastronomiche con vicini più o meno bislacchi, si parla in venti lingue una più improbabile dell’altra tra gran sorrisi e dichiarazioni di amicizia: tralaltro, siccome io e il mio socio abbiamo comprato entrambi l’abbigliamento tecnico da moto in Austria, nessuno ci prende per Italiani e tutti ci parlano in maniera ovviamente incomprensibile: come al solito, numerosi brindisi appianano le questioni di carattere geografico.
Facciamo in doppio sull’XR650 di Max un giro per i dintorni: lui guida e io suono la chitarra (ebbene si, ne ho portata una piccola da studio per non distruggere le mie) entrambi cantando a squarciagola; riscuotiamo un successone e sfiliamo tra applausi e complimenti... Grande idea, portare il ferro!
Passa così la giornata...
Arrivano i ragazzi dell'EIS e sono fantastici, ed è bello per l'ennesima volta, anche qua, ritrovarsi in famiglia: i due che mi sono più rimasti impressi a causa delle loro espressioni sono Kalla (aveva gli occhi che uscivano dal casco, dall'entusiasmo) e Giuspe, che mi ha confidato di non essere felicissimo del suo sacco a pelo estivo... Il modo in cui me l'ha detto
Li lasciamo montare il campo in pace e procediamo.
Facciamo qualche acquisto, si griglia ininterrottamente e si beve la birra bavarese: facciamo la tappa classica in buca, dove assistiamo a una premiazione con coppe e tutto di strani figuri: non capiamo un accidenti ma nell’entusiasmo generale battiamo le mani anche noi gridando “bravi” e “wundebar” riscuotendo cenni di compiacimento dai teutonici astanti.
Mah.
Tuttora mi chiedo che accidenti di roba debbano aver fatto quelli per essere premiati all’elefante...
Maledetta ignoranza, dovrei imparare il tedesco!
Altra tappa classica è al ristorante nel paese di Solla - appena fuori dal recinto - dove si prende un po’ di caldo, si beve del caffè (quasi) decente e si approfitta spudoratamente del bagno...
Proprio scendendo le scale verso i bagni (da sobrio, davvero!) a causa del ghiaccio pressato sotto le suole degli stivali perdo aderenza sugli scalini di marmo... Volo stile cartoni animati, gomito battuto su uno spigolo (miiiiiiii, quante stelle) e cinque o sei scalini a pelle di leone.
Ottimo.
A causa di qualche intoppo e approfittando del meteo ancora buono (per domenica le previsioni sono orribili), decidiamo di rientrare sabato: per questo stasera, venerdì, si fa un po’ meno festa.
Proprio stanotte a causa di un freddo venticello che si è alzato già dalla sera, è ancora più fredda della precedente: decidiamo allora di aprire una balla di paglia all’interno della tenda. Così facendo (col metodo “dell’asino e del bue”) riusciamo a dormire in maniera abbastanza confortevole.
Nottetempo - ore 1.30 - riceviamo la visita di Natale, Babi, del fratello di Kiki e di un altro che credo fosse Rolly... Tutti sobrissimi e composti
Sono rincoglionito dal sonno e di uscire dal sacco a pelo non se ne parla: una volta entrati, deve essere per tutta la notte. Mi limito a qualche battuta (Nat ha farfugliato qualcosa sulle frasi celebri, ma mica mi ricordo), bevo svariati sorsi di grappa gentilmente offerta - notevole, appena sveglio, altro che colluttorio - biascico un saluto e mi imbozzolo nuovamente, con Gispo che russa come un compressore da cantiere.
La mattina dopo si svolgono i lavori di rito, per la partenza: moltissimi altri fanno i bagagli, rafforzando in me l’idea che le previsioni non siano davvero buone.
Impacchettiamo tutto non senza fatica, smontiamo le catene da neve, tendiamo ed ingrassiamo quelle di trasmissione, andiamo a salutare gli amici e via, verso casa.
Il viaggio di ritorno fila veloce e senza intoppi, in quasi otto ore siamo a casa, facendo pochissime e brevi pause: solo qualche fiocco sui Tauri, per il resto nessun problema.
Il tempo per un brindisi al bar e via, a riprendere lentamente il contatto con la civiltà...
Qualche considerazione:
Il Kle è una gran moto: con parafango alto per le catene, manopole riscaldate (che libidine, per strada, quando le mani si raffreddavano accenderle un po’ e riscaldarsi le ossa..... Forse da vecchio mi comprerò anche le calze riscaldate!), coperta e moffole della Tucano e borse laterali con annessi telai è veramente una moto totale: va dappertutto, in autostrada anche se carica tiene tranquillamente i 130 km/h e ha ancora carbone, e discretamente confortevole... Gran moto davvero.
Unica nota: col sale della strada e col freddo mi si è grippato l’interruttore del cavalletto. Dopo aver capito perché la moto si spegneva, ho provato tirando a mano verso l’esterno il pippiolino e è andata subito... Dovrò studiare qualcosa per ovviare al problema.
Ancora una volta ho potuto constatare che i soldi spesi per l’abbigliamento specifico sono un ottimo investimento: grazie alla tuta termica, agli stivali specialistici e a tre o quattro altre carabattole siamo tornati vivi e vegeti e neanche troppo infreddoliti: un’ulteriore conferma che i buoni acquisti pagano sempre.
Tornerò all’elefante?
Onestamente non lo so: quest’anno attorno al falò io e il mio compagno di avventure abbiamo parlato - tra le altre cose - di altes elefanten e, siccome sognare è ancora gratis, di Kristall rally.
Mah.
Vedremo cosa ci riserva il futuro