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Bandito
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# 1 ≡ [L] 1984
Titolo: 1984 Autore: George Orwell 1ª ed. originale: 1949 Genere: Romanzo Trama: Il protagonista del romanzo, Winston Smith, è un membro subalterno del partito, incaricato di "correggere" i libri e gli articoli di giornale già pubblicati, cioè modificarli in modo da rendere riscontrabili e veritiere le previsioni fatte dal partito; egli inoltre si occupa di modificare la storia scritta, contribuendo così ad alimentare la fama di infallibilità del Partito stesso. Apparentemente è un tipo malleabile, ma Winston in realtà mal sopporta i condizionamenti del partito e non riesce ad adeguare la propria mente al bispensiero. Accanto a lui agiscono altri due personaggi: Julia, della quale Winston è innamorato (malgrado i divieti del partito) è una giovane che si adatta al partito solo per convenienza, e O'Brien, un importante funzionario nel quale il protagonista vede una figura paterna. Nonostante il partito imponga la castità (il sesso è permesso al solo scopo di procreare senza piacere), Winston e Julia diventano amanti e decidono di collaborare con un'organizzazione clandestina di resistenza. Si confidano quindi con O'Brien, che i due credono anche lui ribelle. Arrestati, vengono interrogati proprio da O'Brien, che in realtà è un agente della psicopolizia, il cui fine è far penetrare in Winston, evidentemente refrattario al condizionamento sociopolitico del Socing, la tecnica del Bipensiero attraverso tre fasi: apprendimento, comprensione, accettazione. Il tentativo riuscirà perfettamente, e Winston finirà così allineato al regime. (cit. Wikipedia)
Per chi pensa che il Grande Fratello sia solo una trasmissione televisiva. I contenuti si prestano a molteplici interpretazioni, ciò che colpisce è quanto sia stato lungimirante l'autore nell'immaginare la tecnologia audiovisiva ed il suo sfruttamento nella società odierna.
[ Modificato da sandrino 17.02.2011 - 15:37 ]
Le strade migliori non collegano mai niente con nient'altro e c'è sempre un'altra strada che ti ci porta più in fretta. R. Pirsig
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# 2 ≡ Re: [L] 1984
1984 è il capolavoro di George Orwell ed uno dei libri che amo di più Scritto nel 1948, rappresenta la lucida visione di uno stato totalitario e voleva essere un monito per le future generazioni. Aggiungo ancora qualche cosina alla trama: - L'azione si svolge in un futuro prossimo del mondo (l'anno 1984 - semplice inversione delle ultime due cifre della data di composizione -) in cui il potere si concentra in tre immensi superstati in costante lotta tra loro: Oceania, Eurasia ed Estasia. Al vertice del potere politico in Oceania c'è il Grande Fratello, che nessuno ha mai visto di persona . Londra è la sede del Ministero dell’Amore, del Ministero dell’Abbondanza, della Verità e della Pace ed è governata secondo i principi del Socing (socialismo inglese) dall’onnisciente e infallibile Grande Fratello, ritratto negli enormi manifesti che campeggiano ovunque insieme agli slogan del Partito: [i]“La guerra è pace; - La libertà è schiavitù; - L’ignoranza è forza”. Qui si svolge tutta la vicenda narrata. Telecamere e microfoni posizionati dappertutto controllano i cittadini e la Psicopolizia si occupa di eliminare con solerzia coloro che dissentono dalle linee del partito. Non è possibile vivere in maniera differente dagli usi e costumi imposti; non è possibile amare, non è possibile ricordare, soprattutto non è possibile pensare. In questo contesto si muove Winston Smith e dà luogo agli accadimenti del romanzo .[/i]
Il grande valore di 1984 sta nel riuscire a rendere completamente il carattere essenziale del totalitarismo: 1984 ha un raggio limitato; non pretende di esser un’indagine sulla genesi dello stato totalitario né sulle sue leggi economiche, né sulle sue prospettive di sopravvivenza; esso si limita ad evocare il « tono » di vita proprio di una società totalitaria. E poiché non è un romanzo realistico, in esso Oceania è un esempio estremo, che potrebbe anche non realizzarsi mai nella realtà, tuttavia getta luce sulla natura di certe società totalitarie esistenti attualmente. L’intuizione più profonda di Orwell sta nell’affermare che in un mondo totalitario la vita dell’uomo è privata delle sue possibilità dinamiche. La fine della vita può esser prevista esattamente fin dall’inizio, l’inizio è solo un’accurata prefazione a quella fine. Non vi e posto per l’elemento sorpresa, per quella spontanea animazione ch’è il segno distintivo della libertà e ne costituisce la giustificazione. Nessuno stato totalitario è riuscito ad imporre questo grado di «perfezione », che Orwell, come un fisico che per un suo esperimento presuppone un’assoluta assenza di attrito, ha postulato per la sua Oceania. Nella misura in cui lo stato totalitario si approssima alla sua condizione « ideale» esso distrugge il margine lasciato al comportamento imprevedibil . Non c’è una fessura nel muro della società in cui il renitente o l’indipendente possano trovar rifugio. Lo stato totalitario presuppone che – data la tecnologia moderna, il completo controllo politico, i mezzi per realizzare il terrore e un disprezzo razionalizzato per la tradizione morale – qualsiasi cosa sia possibile. Si può fare qualunque cosa agli uomini, arrecare qualunque offesa alla loro mente, alla loro storia, alle loro parole. La realtà non è più qualcosa che possa essere riconosciuta o sperimentata o magari trasformata; essa è manipolata a seconda delle esigenze e del beneplacito dello stato, talvolta in previsione del futuro, talvolta come un miglioramento del passato. Orwell ha capito che l’orrore sociale non consiste nel predominio di macchine diaboliche, e neppure nell’invenzione di automi marziani che lanciano dai loro occhi meccanici raggi della morte, ma nelle relazioni inumane imposte agli uomini.
<< Il mio romanzo 1984 », scrisse Orwell poco prima di morire, non è da intendere come un attacco al socialismo o al Partito Laburista Inglese, ma vuol smascherare i pervertimenti in cui può cadere un’economia pianificata... Io non credo che il genere di società da me descritta si realizzerà di necessità, ma credo che qualcosa di molto simile potrebbe realizzarsi ».
sandrino, Citazione: I contenuti si prestano a molteplici interpretazioni, ciò che colpisce è quanto sia stato lungimirante l'autore nell'immaginare la tecnologia audiovisiva ed il suo sfruttamento nella società odierna.
non sono proprio d'accordo sulle molteplici interpretazioni ....e che forse la nostra realtà attuale è sempre più simile a quella di Oceania....con tutto quello che ne consegue.
[b]TUTTI I GRANDI SONO STATI BAMBINI UNA VOLTA. (Ma pochi di essi se ne ricordano.)[/b] [i]Un grande errore: credersi di più di quel che si è e stimarsi di meno di quel che si vale. [Goethe][/i]
Bandito
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# 3 ≡ [L] 1984
Urania, Citazione: non sono proprio d'accordo sulle molteplici interpretazioni
Perdonami, sono stato un pò frettoloso nel liquidare l'argomento perchè non volevo dilungarmi in considerazioni personali che esulano dal contenuto del forum. L'accezione che è stata data sia a questo libro come alla Fattoria degli animali dai contemporanei di Orwell, fù di critica ai sistemi oligarchici di estrazione socialista, in sostanza fascismo e comunismo. La mia opinione è che l'alienazione delle aspettative individuali sia stata attuata nel tempo, con sistemi più subdoli e sottili ma molto più efficaci, del sistema "occidentale" attraverso la televisione prima ed internet ora, pianificata dalle oligarchie economiche e finanaziaire legate ai sistemi produttivi e commerciali: in una parola dal mercato. Qui la grande intuizione dell'autore circa lo sfruttamento di degli strumenti audiovisivi . Ora mi fermo, non mi sembra il luogo adatto per dissertare a fondo sui massimi sistemi, piuttosto suggerisco la lettura del libro a chi non le avesse ancora affrontato.
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# 4 ≡ [L] 1984
sandrino, Citazione: Ora mi fermo, non mi sembra il luogo adatto per dissertare a fondo sui massimi sistemi, piuttosto suggerisco la lettura del libro a chi non le avesse ancora affrontato.
come non quotare
[b]TUTTI I GRANDI SONO STATI BAMBINI UNA VOLTA. (Ma pochi di essi se ne ricordano.)[/b] [i]Un grande errore: credersi di più di quel che si è e stimarsi di meno di quel che si vale. [Goethe][/i]
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