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BanditModeratrice
Messaggi: 735 Iscritto dal: 16/3/2006 Da: Ercolano [NA] Su: On "Maruzzella" B650 k5
# 1 ≡ [F] Shutter Island
Tatto dal romanzo 'L'isola della paura' di Dennis Lehane
Genere: Thriller, Drammatico ______________ Data di uscita: 05 Marzo 2010
Regia: Martin Scorsese
Cast: Leonardo Di Caprio (Teddy Daniels) - Mark Ruffalo (Chuck Aule) Ben Kingsley (Dottor John Cawley) - Max von Sydow (Dottor Jeremiah Naehring)
Trama: Stati Uniti, 1954. Il capo della polizia Teddy Daniels e il suo nuovo compagno di squadra Chuck Aule vengono convocati sull' isola-fortezza Shutter Island, sede del manicomio criminale Ashecliffe, per indagare sulla misteriosa scomparsa di una detenuta pluriomicida fuggita da una cella blindata. I due poliziotti, circondati da psichiatri inquisitori e da pazienti psicopatici e pericolosi, si troveranno immersi in un'atmosfera imprevedibile dove nulla è in realtà come appare, costretti nel frattempo a dover fare anche i conti con alcune delle loro più profonde e devastanti paure...
Nota: presentato in Concorso al 60 Festival di Berlino (2010).
La Critica: (...) "Il cinema si è mangiato Martin Scorsese. E non è una bella notizia. (...) Escludendo ogni analisi della recitazione binaria di Di Caprio , è inutile proporre a Scorsese di fare un film alla Scorsese vecchia maniera imponendo sciatti codici e strutture di genere perché il mercato lo vuole. Se un neofìta si avvicinasse al suo cinema vedendo per primo 'Shutter Island', sarebbe come spiegare ad un forestiero la politica italiana odierna senza insegnargli cos'è successo dal 1943 al 1992. Meglio una serata in dvd con 'America 1929', 'Taxi driver', 'Quei bravi ragazzi'. E a proposito di incubi o allucinazioni scorsesiane su borderline americani: 'Al di là della vita'. (Davide Turrini 'Liberazione', 5 marzo 2010) -- (...) "Crimini di guerra e di pace; illusione d'esser migliori e scoperta d'esser peggiori; violenza e potere; delitto e castigo; follia e droga. Ecco le coppie complementari di 'Shutter lsland' ('Isola isolata') di Martin Scorsese (...) Scorsese si diverte a dire (per due ore) e a fingere di negare (per un quarto d'ora) che gli Stati Uniti valgano tanto quanto altri sistemi politici che hanno processato nei loro capi e nei loro militanti, da Norimberga a Guantanamo. Lo fa citando mezza storia del cinema, specie quello psichiatrico e carcerario, ma anche 'La donna che visse due volte', 'La scala a chiocciola', 'Le ali della libertà', ecc. Potrebbe rendersi ridicolo. Se invece - specie all'inizio - la storia è avvincente, è per la bravura degli attori e del costumista. Due gli anacronismi lessicali, forse da attribuire al doppiaggio: parlare di Gulag, quando in Occidente nessuno usava ancora quel termine e dire 'resettare' quando ancora i calcolatori erano a schede perforate. (Maurizio Cabona, 'Il Giornale', 5 marzo 2010) -- (...) Siamo stati felici del Polanski [L'uomo nell'ombra in uscita ad aprile! ] ritrovato l'altro ieri, ma amareggiati dello Scorsese perduto ieri. Eppure i due film non si discostano troppo, sono due opere di genere, quasi un esercizio di stile di entrambi. (...) Ma Polanski era in declino, e la sua inversione di tendenza ci rende felici, mentre Scorsese la vecchiaia sembra non averla vista arrivare, basti pensare al meraviglioso The departed . (...) Inoltre, va detto, Martin Scorsese si è prodotto forse nel film meno riuscito della sua carriera, cercando atmosfere gotiche, tempi e suoni da thriller con sfumature appena accennate di horror, scopiazzature svogliate di sè e di altri. La struttura (...) un plot così ovvio che fino alla fine ci si augura un guizzo che, a dir tutta la verità, non è presente neanche nel romanzo che ha ispirato il film. E così un lungometraggio che normalmente, con queste premesse, dura massimo 90 minuti, si protrae fino a 138 (!) anche perchè Scorsese, non sicuro che lo spettatore possa capire, la svolta finale ce la ripropone tre volte. Spiegata dal mefitico direttore Ben Kingsley e dal collega Mark Ruffalo e ripetuta diligentemente in un'altra scena da Di Caprio. E per chi non le avesse comprese, in mezzo ci ha messo un didascalico flash-back, peraltro bruttino (con Michelle Rodriguez, almeno, non più fantasma rompiscatole). E l'ultimo "Teddy!" nella scena finale sembra quasi un colpo di coda a voler scusarsi, troppo timido e sbrigativo per essere accettato. L'impressione è che persino zio Marty voglia tornare a incassare. E sapendo che il genere paga, ha giocato la sua carta. Male. A consolarci solo il suo talento, che si scatena nei flash-back a Dachau, dove Leo libera il lager e imprigiona se stesso in ricordi che lo tormentano. L'esecuzione dei nazisti per reazione è un pezzo di cinema straordinario.( Boris Sollazzo, 'Liberazione', 14 febbraio 2010)
[b]TUTTI I GRANDI SONO STATI BAMBINI UNA VOLTA. (Ma pochi di essi se ne ricordano.)[/b] [i]Un grande errore: credersi di più di quel che si è e stimarsi di meno di quel che si vale. [Goethe][/i]
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