Il report della Mole, dei Banditi e delle montagne
la Mole, i Banditi, le Montagne
Report
9 maggio 2009, sabato
“Ho fatto un frullato di Chiotto! “
E' la prima frase che ho esclamato scendendo dall'automobile. Giò, Niko e None sorridono sotto i baffi togliendosi il casco, mentre Gianni annaspa per uscire dall'automobile. L'ultima ora è stata veramente impegnativa: seguire con un veicolo a 4 ruote di 1.600 chili, cambio automatico, lungo quasi 5 metri e largo 2 i tre Banditi che in moto mi mostrano i 60 tortuosi chilometri del giro ufficiale del BanditRaduno 2009 mi ha fatto quasi rimpiangere di non essere venuto in moto per questo giro di perlustrazione.
La location del pranzo è spettacolare: una bella struttura immersa nel verde, con una bella terrazza e una magnifica vista sul lago. Anche questa scelta del comitato organizzatore si è rivelata azzeccatissima, come lo era stata quella della struttura alberghiera deputata a raccoglierci per quattro giorni, e dove un paio di ore prima avevo trovato persone molto disponibili per venire incontro alle nostre piccole e grandi necessità, dandoci modo di poter organizzare il polo logistico, i pernottamenti e gran parte dei pasti ad un prezzo ragionevolissimo nonostante la buona levatura del’hotel e del ristorante.
Mentre azzanniamo un paio di panini arrivano gli altri componenti del comitato organizzatore: siamo tutti talmente felici per la sicura buona riuscita dell'evento, che nemmeno uno scroscio improvviso di pioggia guasta il buon umore, nemmeno a chi è venuto in moto per l'occasione.
Ci salutiamo con un “vada come vada, sarà un successo” e mi rimetto in autostrada pregustando l'incontro che avverrà tra tre settimane.
E che BanditRaduno sia!
30 maggio 2009, sabato
Tra lo stupore incredulo di tutti, alle 7,45 in punto sentiamo il solito casino dell'SV smarmittato della Babi. Qualsiasi allibratore avrebbe dato 40 a 1 le possibilità che arrivasse puntuale, ma le previsioni a volte sono fatte per essere smentite. Una trentina di minuti dopo invece vediamo arrivare di gran carriera Stufo e Clicky, che con una classe sopraffina riescono a sbagliare strada anche dopo averci visti e devono andare fino alla rotonda successiva per tornare indietro. Precedentemente si erano già persi sul pianerottolo di casa, poi nel cortile, poi hanno preso la tangenziale ovest invece della est e infine sono usciti a Pieve Emanuele invece che a Rozzano. Qui gli allibratori avrebbero avuto senz'altro vita facile con il pronostico. Ma siamo tutti di buon umore, quindi li mandiamo amichevolmente a quel paese, formiamo il Mucchio Selvaggio* e partiamo a ranghi serrati verso il raduno.
Mentre mangio un insipido toast seduto in veranda, continuo a osservare i veicoli che arrivano dal Colle della Maddalena per vedere se sono bagnati, e se i pochi motociclisti in transito indossano la tuta anti pioggia. Le previsioni non promettono niente di buono ed il cielo è plumbeo. Dopo la passeggiata per il Sassello e le Langhe, continuare su quella strada vorrebbe dire infilarci in una via di non ritorno, che prevede due passaggi sopra i 1.800 metri e due sopra i 2.000. Provo a chiamare Banditos-Latino per chiedergli di verificare le previsioni meteo per le prossime ore. La sua risposta è lapidaria: “ti sconsiglio assolutamente di attraversare le Alpi: sono previste precipitazioni anche forti e temporali in quota. Vi conviene assolutamente passare da Cuneo e arrivare a Sangano per le vie brevi”.
Ma io sono MinaVagante, e ho la testa dura: la voglia di percorrere un pezzo della Grand Rue des Alpes e scendere in picchiata dal Sestriere è troppa. Mi confido con Klaudio, l'unico che forse riesce ad essere più psicolabile di me in materia, e decidiamo di edulcorare la notizia agli altri e di continuare per la nostra strada.
“Me la sono proprio goduta, e anche se adesso piove sono felice lo stesso”. Ho un sorriso ebete mentre a Cesana mi infilo la tuta anti pioggia. La Maddalena, il Col de Vars, le Montgenevre sono passati sotto le mie ruote e davanti ai miei occhi regalandomi immagini da cartolina e sensazioni di pura gioia: il godimento delle ultime ore vale bene qualche goccia di pioggia. Peccato solo dover valicare il Sestriere sotto l'acqua, ma mi riprometto di tornarci a breve quando ci sarà un tempo più clemente.
Sono preoccupato. Ho paura che possa entrare in coma etilico, ma poi penso che Clicky la notte prima ha dormito poco e male, e che il viaggio con il Mucchio Selvaggio è stato tosto. Allora mi tranquillizzo pensando che molto probabilmente è solo l'insieme di qualche bevuta di troppo, del poco sonno e della stanchezza. Fortunatamente sembra reagire alle amorevoli cure delle bandite, e allora posso andare a dormire con la mente sazia dei bellissimi momenti trascorsi nella prima serata del raduno: dall'accoglienza festosa in Albergo, al piacere di vedere vecchi amici e fare nuove conoscenze, all'allegria della cena infarcita di brindisi, al piacere di bersi una birra fumando una sigaretta e facendo quattro chiacchiere con persone che, seppur tanto lontane, sono sempre così vicine.
31 maggio 2009, domenica
8 volte in 8 anni. Mi sento quasi vecchio. O “un vecchio”. O “vecchio & saggio”. Poi vedo Gunny che sale in sella. Bene, la prima volta c'era anche lui. In quel fatidico mese di giugno 2002 guidavamo fianco a fianco nella parata del BanditRaduno numero zero. Abbiamo qualche chilo e un qualche acciacco in più, ma dopo otto anni siamo ancora qui in sella ai nostri destrieri a partecipare alla parata del raduno. Otto anni fa eravamo una ventina, oggi siamo quintuplicati, ma siamo sempre rimasti una grande famiglia. Partecipare alla parata ormai è come tornare a casa dopo un lungo periodo passato all'estero.
Bene.
Il tracciato è stato studiato nei minimi dettagli.
Le staffette sono posizionate.
Gio52 assume il ruolo di apripista, io quello di tenere la giusta velocità.
Si parte.
Caleidoscopio di colori.
I clacson suonano festanti.
Immagini che scorrono.
I bambini ci salutano per strada.
Il serpentone si snoda nel verde.
La breve pausa sul valico.
I volti sorridenti di coloro che dicono: “questa volta ci sono anche io!”
Il parcheggio del ristorante invaso e colorato dalle nostre moto.
Il ricco buffet.
E quelli che vogliono vedere la motogp.
E quelli che invece voglio chiacchierare.
E quelli che invece vogliono solo essere li insieme agli altri.
E quelli che non perdono mai l'occasione per un brindisi.
“Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute et conoscentia”. E' il pensiero che mi ronza per le meningi mentre salgo accaldato i 300 gradini della Sacra di San Michele. Banditi, si, ma acculturati, perdiamine! Il piacere di visitare questo sito millenario è solo in parte mitigato dalla scomodità della tuta di pelle e degli stivali. Devo segnarmi sull'agenda che la prossima volta che devo fare una camminata del genere è meglio che mi vesta in modo più consono. Dopo la suggestione degli interni, la vista dalla terrazza lascia senza fiato. La Val di Susa si snoda come in una cartolina sotto i miei occhi, e le montagne che la cullano si stagliano nitide all'orizzonte.
La cena di gala è la cena di gala. Punto e basta.
Se uno non è mai venuto ad un raduno è inutile cercare di fargli capire cosa rappresenti.
Se uno è già venuto ad un raduno sa benissimo cos'è: è divertimento, è bevute, è brindisi, è chiacchierate, è spettacolo, è animazione, è goliardia e, sopratutto, è amicizia. Tanta amicizia e tanta voglia di stare insieme fino a notte fonda.
E poi ci sono le premiazioni, c'è la BanditTopa, il BanditTopo, c'è birra e grappa che scorre a fiumi.
Ma noi siamo Banditi, e viviamo questi momenti di festa dando lezione di grande civiltà alle strutture che ci hanno ospitato in questi anni.
1 giugno 2009, lunedi
Nonostante i fumi dell'alcool della sera precedente, la voglia di moto è talmente forte che alle 7 schizzo in piedi dal letto come una molla. Mi precipito a vedere le previsioni meteo: fortunatamente sembrano abbastanza possibiliste. Nel breve briefing mattutino decidiamo quindi di partire per un itinerario che ci porti attraverso le Alpi francesi da nord a sud, per dare anche il modo a quel pezzo di Mucchio Selvaggio che ritorna in giornata a Milano di potersi godere una ultima giornata di raduno con i controfiocchi.
Sestriere, Cesana, Montgenevre, Briancon, col d' Izoard, col de Vars, colle della Maddalena.
Quando si parte? Subito
Quando si arriva? E che ce ne frega!
E ci ritroviamo cosi in 26, con occhi sognanti, pronti alla partenza.
Mi tolgo il casco e mi guardo intorno. Intorno a me vedo solo sorrisi. Se avessi un coltello potrei tagliare l'adrenalina che aleggia intorno a noi. Qualcuno che vuole farlo di nuovo, subito. Altri che chiedono quando passeremo ancora di li. Altri imbambolati con gli occhi sbarrati che non riescono a dire niente. La conquista del col d'Izoard, la tirata senza tregua per raggiungere i suoi 2.500 metri, la picchiata esaltante verso valle, ha fatto le sue vittime. Tutti i nostri cuori sono rimasti vittima di questa montagna. Nelle prossime notti non potremo fare a meno di sognarci mentre pieghiamo nelle sue curve, mentre acceleriamo nelle sue salite, mentre attraversiamo le sue nevi, mentre temiamo i suoi precipizi, mentre ci facciamo scagliare a velocità folle nelle sue discese.
A volte capita che anche nelle situazioni inerenti alla vita privata debba mettere in pratica quello che ho imparato nella mia attività lavorativa. Il lavoro che faccio mi obbliga sempre a dover essere assolutamente razionale e a prendere decisioni veloci in momenti difficili. Non appena vedo che Barone sta bene e che gli unici problemi sono quelli meccanici, penso che la cosa migliore da fare sia scaricare la tensione nervosa. Parcheggiata la moto incidentata, andiamo quindi tutti al locale sul valico del col de Vars. Siamo tutti affamati e sui 2.100 metri del valico la temperatura è gelida. Consideriamo il fatto che è inutile fermare tutti, sopratutto quelli che devono ritornare in serata a Milano e che hanno ancora tanta strada da fare. Abbiamo bisogno di essere in quattro, per avere le risorse e le forze sufficienti a caricare una moto da 250 chili su un ipotetico furgone di soccorso. Nel frattempo la macchina organizzativa e di mutuo soccorso dei Banditi è partita a tutta velocità. Viene formata la squadra dei volontari che rimarranno e si ritorna alla moto. Mentre Chiotto si occupa della parte organizzativa del soccorso, mantenendo i contatti con i Banditi a Torino, io e Toro cerchiamo di rendere marciante la moto di Barone. Nel frattempo NatZan risponde al SOS e salta sul pick-up di appoggio per correrci incontro. Quello che un'ora prima, negli attimi di agitazione collettiva successiva all'incidente, sembrava un problema insormontabile ora, a mente fredda poco per volta viene sistemato. La moto è in condizione di continuare la marcia per qualche chilometro, i Banditi torinesi hanno trovato i pezzi di ricambio e Natzan è già partito per venirci incontro. Rinfrancati, rimontiamo tutti e quattro in sella. Io e Toro davanti a bloccare il traffico, Chiotto dietro a verificare che Barone non si fermi. Dopo una settantina di chilometri, quando ormai siamo quasi al confine con l'Italia, abbiamo un ritmo tale che quasi non ci accorgiamo dell'arrivo di Natale. Caricata la moto, non ci rimane che tornare in albergo.
L'ultima cena porta sempre dentro di se una piccola dose di tristezza. Dopo qualche giorno passato insieme si ride, ci si racconta gli aneddoti e i fatti capitati in questi giorni. Si condividono i momenti passati insieme. Ma in fondo a tutto aleggia un pizzico di malinconia. Il giorno dopo tornerò ad essere solo MinaVagante, Paolo sarà Toro, Cesare sarà Gunny, e tutti torneremo a nasconderci dietro ad un nick e ad un avatar.
Ma l'ultima sera è anche la più bella perchè si riesce a raggiungere quell'intimità che solo dopo tante curve percorse insieme, dopo tante situazioni condivise, ci rende complici.
E allora i brindisi si fanno più forti, le battute più salaci e le risate più sguaiate. E poi si va a letto con il sorriso in bocca, ma con un piccolo sentore di amaro nel fondo dell'anima.
2 giugno 2009, martedi
E infine sorge l'alba di un nuovo giorno. E' il giorno degli addii (anzi, no, scusate, degli arrivederci), ma la splendida giornata soleggiata che ci si presenta ci rende allegri. Ci dividiamo in gruppi: chi vuole tornare a casa velocemente, chi vuole godersi ancora una giornata di moto, chi vorrebbe rimanere li e basta. Forse li con il cuore ci siamo rimasti in molti, ma la strada ci chiama. Caricata l'Ammiraglia, quel che resta del Mucchio Selvaggio, con un paio di graditi ospiti si rimette in sella. Destinazione: Saint Vincent, Col di Joux, Panoramica Zegna.
Siamo tutti molto stanchi, e gli accoglienti prati della pineta del Col di Joux sono troppo invitanti per resistere alla tentazione di sdraiarsi per terra per riposarci. Ci ritroviamo cosi a mangiare un panino sul prato, chi seduto, chi sdraiato. Se a Milano ti siedi per terra sei un barbone. Qui sei un Signore.
A questo punto nessuno ha assolutamente nulla da recriminare a coloro i quali preferiscono prendere l'autostrada a Verres per tornare a casa: con il passare dei chilometri e delle notti insonni le gambe si sono fatte dure, le schiene dolenti, gli occhi si chiudono per la stanchezza.
Rimaniamo così in nove. Quelli del Gatto Morto alla ricerca della Panoramica Zegna.
Un improvviso sbalzo termico mi dona un’ondata di vitalità. Passando in una zona ombreggiata nella salita verso la panoramica riprendo piena coscienza dei miei sensi e mi sembra di rivivere un sogno. Klaudio davanti a fare l'andatura, Vanaxel che segue Klaudio, io che seguo Vanaxel. Negli specchietti dietro di me non vedo più gli altri. Sembra di essere ritornati 8 anni fa, prima di tutto, prima che esistesse il sito. Mi spiace solo che Hurricane abbia perso contatto con noi. Avremmo potuto essere tutti e 4 li davanti. Klaudio non ha più Miciona, Vanaxel non ha più Motina, Hurricane non ha più BiBa, io non ho più Scaccomatto. Sono cambiate le moto, ma noi siamo sempre li, imperterriti. E' bellissimo essere ancora insieme dopo tanti anni nelle ultime curve della fine di un grande raduno. Mi verrebbe quasi una lacrimuccia di commozione, ma l'esaltazione delle ultime pieghe non mi permette distrazioni.
Il mio raduno finisce qui, a 1.500 metri sul livello del mare, sulla Panoramica Zegna, in scia a Vanaxel e cercando Hurricane negli specchietti.
Il resto è solo il rientro a casa dopo un caffè, un bacio, una stretta di mano e una promessa.