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Bandit Report : Montagne e tornanti
Da boltz il 3/8/2009 17:26:14 ( letture 2174 )

Montagne e tornanti



Ecco il report di una settimana passata tra le dolomiti, con puntate in svizzera e austria: tra passi, curve, tornanti, torrenti, un concerto e qualche sorpresa...



La settimana inizia la domenica, da padova. In realta' doveva cominciare gia' venerdi', a BaitaZan, ma il tempo avverso ha suggerito (e per fortuna) il rinvio. Cosi' si parte da casa, invece che da Lodrone, o giu' di li': destinazione iniziale e' Vipiteno. I bagagli sono gia' pronti: non manca mai di stupire quanta roba uno si porti dietro per stare via una sola settimana, ma tant'e': siamo in due, con due moto, problemi di carico non ce ne sono. Le moto sono il mio banditone B12 e la nonna VFR 750F (1987).

Secondo le immutabili leggi dei banditi, per andare da padova a vipiteno occorre un giorno, essendo il "giorno" la minima unita' temporale prevista per un trasferimento motociclistico, a prescindere dalla distanza da percorrere. E allora pare opportuno, una volta raggiunto Bassano, salire su cima Grappa, tanto per cominciare: e' domenica, e il traffico e' un po' fastidioso, cosi' la salita non e' pienamente apprezzata. La discesa verso Feltre, invece, e' povera di traffico, e sempre piacevole, nonostante l'asfalto parecchio rovinato. Una volta sul fondovalle, prima sopresa: una strada chiusa costringe ad una deviazione non prevista, che porta, guardacaso, proprio davanti alla Pedavena (fabbrica di birra con annessa birreria, per gli ignavi): so che non sono credibile, ma avevo previsto di saltare questa tappa e proseguire un po' piu' a nord, ma se gli eventi sono avversi, che si puo' fare? L'unica e' sottostare al fato. Burp! Tra le tante moto parcheggiate c'e' una Buell (scusa Miki) con serbatoio blu trasparente: non c'e' proprio limite al tuning...



Visto che siamo qui c'e' il Croce d'Aune, tanto vale fare anche questo: salita molto veloce, con ancora le tracce della gara in salita che fanno periodicamente, e discesa molto piu' tranquilla, con strada decisamente piu' stretta ma assai piacevole, tra boschi e strette valli. Poi fondovalle fino a Fiera di Primiero, da dove ci aspetta il Rolle. Iniziano i tornanti seri, ma il traffico e' tutto sommato poco, e la strada scorre rapida. Tanto piu' che, per lunghi tratti, l'asfalto e' nuovo, appena messo: attenzione, pericolo di trovare improvvise badilate di gaaaasssss lungo la strada. In cima troviamo un fantasma, un laverda Ghost, il che implica che Rolly non e' l'unico a portarne in giro una.



Discesa fino a Vigo di Fassa, ma non diretta, meglio fare una deviasione per il Valles e poi il S.Pellegrino, non sia mai. Il valles e' abbastanza stretto, ma tutto sommato veloce, il san pellegrino ha un attacco molto tecnico, con bei tornantini in salita uno di seguito all'altro, per poi distendersi in prossimita' del passo stesso. Da Moena, si risale verso Vigo, da dove si prende, a sx, il passo Campolongo e di seguito la Val d'Ega: la salita al passo e' rovinata dall'asfalto assai mal messo e dalla presenza di enormi e lentissimi pulmann di turisti, una vera maledizione in stagione su queste strade. Vabbe': in compenso in val d'ega, chiusa a tratti in una gola stretta e affascinante ci ingarelliamo con una porsche che ha voglia di scaldare le gomme: sempre con prudenza e moderazione, ma ci siamo proprio diveriti. Si arriva a Bolzano, e l'idea e' di arrivare a Vipiteno passando per il Pennes: trovare la strada non e' facilissimo. Occorre passare per la citta', trovare il torrente che scende dalla valle giusta e prendere la strada che lo risale. L'orientamento non ci tradisce, ed eccoci su una stradina che all'inizio segue una valle molto stretta, tra stradine e gallerie scure e bagnate. Pero' la vista e' splendida, con il passaggio di fianco al castello di Roccolo (che forse qui sta per piccola rocca, dalle mia parti e' un'altra cosa) e un altro ancora piu' piccolo ma delizioso. Poi la valle si allarga, verde e ariosa, con una strada ampia e molto veloce. Alla fine c'e' il passo Pennes, che sale abbastanza, ma in maniera molto dolce, senza strappi. In cima c'e' il tempo per una fetta di strudel e poi si scende, direttamente a vipiteno. La prima giornata e' andata con "appena" 400 km sulle ruote.



Per i prossimi due giorni, le moto restano a riposo nel bocs, e si fanno lavorare i piedi e le gambe. E' necessario guadagnarsi la cena, sempre ottima, consumata nei vari ristoranti nella cittadina: e allra trekking, in cima al monte Cavallo, e poi giu' per il fiume Isarco, a cavallo di un gommone, in una discesa rafting molto molto divertente. Discesa durante la quale un perfido guidatore di gommoni sembrava trovare gusto a far schiantare il gommone su tutte le rocce affioranti del fiume, fino ad ottenere quello che era, evidentemente, il suo scopo, ovverosia gettare in acqua il vs affezzionatissimo webmaster: acqua direi non caldissima, intorno ai 6 gradi. Non c'e' che dire, rinfrescante: Kalla si e' subito prodigata a cercare di riportarmi a bordo: cioe', dopo, mi ha spiegato che mi stava colpendo ripetutamente in testa con la pagaia proprio per cercare di salvarmi. Ovviamente non posso che crederle (illuso).





Poi si riprendono le moto: oggi si fa sul serio. Si parte da Vipiteno, il Giovo e' li a portata di mano, e allora saliamo subito. Splendido: ottimo asfalto, traffico assente, una vera goduria. Si scende poi verso S.Leonardo e da qui verso Merano. Discesa ancora molto bella, e valle assai piacevole fino a Merano, dove infidi cartelli stradali, ovvero assenza dei suddetti, cercano di distrarci dalla nostra direzione, cioe' la val Venosta. Ma, dopo opportune preci e benedizioni ai vari addetti alla viabilita' locale, riusciamo a prendere la valle giusta. Giusta come direzione, ma che palle di strada! Dritta, drittissima, continui paesi e paeselli, caldo, noiosa e' dire poco. Ma la meta merita la fatica.




Eccola la meta, prima della salita al Resia, si prende a sinistra e si inforca una valle verde e gioiosa, che ci porta fino al primo tornante, dopo qualche km. Il segnale del tornante ti guarda beffardo con un senso di sfida: numero 48. Tanti servono per raggiungere la vetta, a 2760 metri slm, sul passo dello Stelvio. Non potevamo passare da queste parti e non farlo: e' una strada che ogni motociclista deve fare, almeno una volta. Da punto di vista della guida non si puo' dire bella: una susseguirsi infinito di brevissimi rettilinei con grande pendenza e un tornante stretto stretto. Rettilineo e tornante, rettilineo e tornante. Per 48 volte. In compenso il panorama e' grandioso: non so come si chiamano le montagne e i ghiacciai che vediamo, ma meritano la fatica. Che poi non e' cosi' tanta: sicuramente infinitamente meno dei moltissimi ciclisti che salgono. I tornanti sono molto stretti, ma si sale con tranquillita': guardo negli specchietti, e vedo Kalla fare delle curve impeccabili, senza allargare mai, in piena sicurezza e, cosa piu' bella, con tranquillita' e scioltezza, senza soffrire, ma godendosi la strada: penso che qualche anno fa avrebbe faticato a portare la Kawina ER-5, e adesso guida cosi' una bestiolina da oltre 200 kg, 100 CV e semimanubri. Quanta strada! Il traffico e' relativamente poco, per fortuna e' mercoledi' e non il fine settimana: basta una macchina lenta o, peggio, un camper, per bloccare tutto o quasi. Vediamo anche salire una macchina con roulotte! Evidentemente, per caricare la roulotte, il tizio ha dimenticato il cervello a casa. In cima c'e' un bailame di moto: ci si guarda l'un l'altro soddisfatti, non occorre dire molto. Il cartello 2760 m slm parla per tutti (curiosamente ce n'e' un altro a 2758, ma forse a qualcuno sembravano pochi).




Si scende, ma invece di arrivare a Bormio, si gira a destra, per il Giogo di S.Maria, verso la Svizzera: doganieri assenti, la strada picchia bene, stretta e piacevolissima, per una valle verde piena di acqua che scende allegra: dopo un po' l'asfalto lascia il posto ad una specie di sterrato, in realta' un fondo duro c'e', ma sopra terra e un po' di ghiaia. Niente di che', comunque: dopo qualche km, quando iniziano i tornanti in discesa, il rassicurante manto nero si ritrova. I tornanti scendono bene, molto bene: si va piano, fino a fondovalle, dove si prende a destra per tornare verso la parte alta della val venosta, verso l'italia e il Resia.



Il passo in se' non e' granche', potrebbe avere un strada dritta e in salita nemmeno troppo dura, ma si e' preferito farla a zig-zag, in modo da piazzare dei tornantoni assai ampi e veloci, dominati da enorme pale eoliche. La voglia di dare gran gas e' forte, ma l'idea che ci sia in cima un signore che prende nota di noi che saliamo, per presentarci il conto alla fine, ci fa andare un po' piu' traquilli, almeno nei rettilinei. La discesa in Austria e' invece molto bella, per una valle stretta solcata da un torrente molto incassato, con viste splendide. Qualche casino arrivati al fondovalle di Landeck, dove ci troviamo, senza volerlo, nell'autostrada austriaca, ovviamente senza vignette. Riusciamo ad uscire ad Imst, dove si fa sosta benzina. Poco lontano, e giusto sulla valle che dobbiamo prendere da li' a poco, vediamo scatenarsi un vero nubifragio, e anche qui inizia a piovere. TVAC! Mettiamo l'antipioggia, che e' una vera sofferenza con il caldo. Ovviamente, dopo pochissimi km, appena girato a sud a Brunau, direzione Solden, esce di nuovo il sole. E cosi' via l'antipiggia, altrimenti qui dentro ci lessiamo.

La salita verso Solden e' stupenda: una valle da cartolina, con cascate, torrenti, boschi e prati fioriti. L'asfalto, in compenso, e' bagnatissimo, colpa del temporale che e' passato da poco e abbiamo sfiorato. Attenzione all'acquaplaning in alcuni punti, e sempre prudenza nelle curve. La valle prosegue, e via via si asciuga: si inizia a salire, ci aspetta il passo del Rombo (2500 e qualcosa m slm). Ad un certo punto c'e' un casello con sbarra. Penso: sara' la dogana. Invece un tizio ci chiede 11 euro a testa, al che capisco, essendo io assai perspiacace, che si tratta di un passo a pagamento, tipo Grossglockner. Solo andata 11 euro, A/R 13 (per le moto). Da notare che il casello e' solo dal lato austriaco, quindi un ipotetico ed ingenuo motociclista che proviene dall'italia si trova la sopresa alla fine: potrebbe tornare indietro, forse, ma non ne vale la pena. La strada e' magnifica, passa per una valle piena di piante in fiore (genziane?, e che ne so io, mica sono un botanico, diciamo genziane), con cascatelle e torrentelli che scendono. Poi inizia la salita vera, tornanti ben raccordati che ci portano in mezzo alle nuvole: non si vede piu' niente, aiuto! Poco dopo il passo, dopo una galleria dove la nebbia e' tale che sembra di nuotare, si esce dalle nuovole e lo spettacolo e' da togliere il fiato. Da lato italiano la strada sale ardita e ripida, ricavata dal fianco della montagna con un panorama incredibile. La discesa e' lunga, e sempre bellissima. Alla fine, ma solo dopo molti km piacevolissimi, si riprende a sinistra per il Giovo, che ci riporta a Vipiteno, da dove siamo partiti 400 km fa, piu' o meno. Rifare un passo in direzione opposta e' come fare una strada nuova, ma che un po' si conosce, e quindi si puo' osare un po' di piu', e allora gas!!! Domani si ripete: dobbiamo arrivare a Udine, ma strade dritte non ce ne sono, quindi tocchera' fare un bel po' di dolomiti.







Eccoci qui: da Vipiteno si scende lungo la valle dell'Isarco fin dopo Bressanone, sempre incasinatissima e oggi ancora peggio del solito, a causa di lavori di asfaltatura e un tamponamento: un vero delirio. Un suggerimento: se non siete proprio costretti, by-passatela con l'autostrada non vi perderete assolutamente nulla. Dopo circa 8 km, si prende a sinistra, verso il passo delle erbe. Strada molto stretta, da fare con cautela in caso spunti da dietro qualche curva un macchina o un furgone. In compenso c'e' il tempo per godersi i panorama, i boschi e i prati, oltre, ovviamente, al panorama di montagne che ci circonda. La discesa verso la val Badia e' piu' ripida, con buon asfalto, anche se strade a volte strette. si arriva ad un paese che si chiama "Piccolino", dove si gira a sinistra verso Brunico, ma senza raggiungerla: dopo un piacevole passaggio in fondovalle, per una gola a tratti molto stretta, si gira a destra per il passo del Furcia. Qualche tornante stretto all'inizio, poi strada piacevole fino in cima, dove ci si ferma per sosta pranzo.

La ripartenza e', a dir poco, difficile: vedo Kalla che fa manovra per girare la moto, e si trova in una posizione impossibile. Sono sicuro che sta cadendo, allora scendo di corsa dalla mia moto per cercare di aiutarla, ma il cavalletto laterale mi tradisce, complice la fretta e il ghiaino. Risultato: ci troviamo tutti e due sdraiati a terra, accatto alle moto, anche loro a terra! Maledizione! Non ci siamo fatti niente, per fortuna, ma che rabbia! Vabbe' tiriamo su le moto (entrambe ben sopra i 200 kg, con pieno appena fatto e cariche di bagagli). La nonna e' strisciata, una leva storta, me niente di piu'. Il banditone invece, oltre ad una leva rotta, ma sul punto di rottura previsto, e quindi ancora funzionale, dal carter sinistro sanguina olio. Goccia dopo goccia. C'e' una cricca sul carter, niente da fare sul posto. Ri-maledizione! Quante volte mi sono detto di montare i paracarter! E adesso eccoci qui, a guardare depressi l'olio che sgocciola con un concerto a Udine che ci aspetta tra poche ore. E non un concerto qualsiasi, ma Bruce Springsteen & the E Street Band. Tri-maledizione. Almeno ho l'assistenza dell'assicurazione, chiamo il carro attrezzi che ci porta abbastanza rapidamente a Brunico. Nel frattempo, Kalla ha l'idea giusta: lasceremo il banditone e i bagagli, tranne lo stretto indispensabile, in officina, e poi via, verso Udine, sulla Nonnna, in due, cercando di arrivare in tempo. Ovviamente il carter non c'e' come ricambio in officina, ne' vicino, ma il mecca mi dice che riuscira' a fare una riparazione provvisoria con mastice ad alta temperatura. Lasciamo tutto e via di volata verso Udine, seguendo la val Pusteria e poi il Comelico: strade belle (trafficata la prima), ma la frenesia di arrivare in tempo non ce le fa godere troppo. Comunque, arriviamo a Udine in tempo: un salto in Hotel, per lasciare la moto e le tute in pelle, e poi allo stadio, accompagnati dal pulmino VIP (fighissimo) dell'hotel stesso (Hotel S.Giorgio, carino e consigliabile). E poi tre ore di rock puro ed magnifico, con un quasi sessantenne sul palco che sfida la nostra resistenza con la sua energia e quella della band. Fantastico! Ottima anche la compagnia di Barone e Antonia, per altro attrezzati con birre, prosecco e panini. Dopo il concerto, la sorpresa di trovare Klaudio, anche lui in gita di piacere da quelle parti: piccolo il mondo, e tanti i banditi!

La mattina dopo si riparte per tornare a Brunico, a recuperare il Banditone: questa volta scegliamo il Mauria, che ci siamo goduti assai, con Kalla che rosicava perche' era zavorrata e non pilota (ma ci saranno altre occasioni). In cima troviamo due ragazzi, uno si scopre e' un ex-bandito (Antonio82), anzi, senza ex, una volta bandito si resta bandito per sempre, anche dopo aver cambiato la moto. Quattro chiacchere su moto, passi, percorsi consigliati e poi ancora via. Si sale per Auronzo e poi per Misurina, dove il panorama delle dolomiti e', se possibile, ancora piu' bello: strada per lo piu' di fondo valle, ma piacevole, con qualche tornante verso misurina. Poi eccoci a Brunico, sempre via Val Pusteria. Il bandito e' riparato, come promesso: compreso cambio olio e filtro (che comunque avevano 6500 km, e quindi era tempo) 115 euro in tutto. I ragazzi dell'officina sono stati davvero onesti e gentilissimi. Tra l'altro, hanno visitato bandit.it dopo aver visto gli adesivi sulla moto: e ci invitano alla prossima edizione dei giochi scozzesi in tirolo ( http://www.highlandgames.it/ ), rigorosamente da farsi in kilt, calzettoni al polpaccio e null'altro sotto. Per palati fini... Wlascozia, dove sei? Viste le corse degli ultimi giorni, ci vuole un po' di relax, che troviamo all'hotel Amaten, poco sopra Brunico: un posto delizioso, panorama ottimo, come la cucina (mi spiace che non abbiamo lasciato nemmeno una goccia di vino ai camerieri), i boschi e i prati vicini, l'area wellness di altissimo livello. Bere una grappa la sera con un pile pesante addosso, quando sai che in pianura stanno boccheggiando per il caldo, non ha prezzo. Tra l'altro, sala pranzo per 140 persone, 90 posti letti in prossima espansione a 150: da tenere presente.



E' ora di tornare a casa, ma pare brutto fare una strada diretta. Quindi si scende per la val badia, per poi prendere quella grande rotonda che c'e' alla fine: a Padova usano mettere statue, alberi, sassi al centro delle rotonde, ma qui hanno esagerato. Un sasso oltre i 3000 m mi sembra eccessivo! Putroppo sbagliamo l'uscita giusta, ma invece di tornare indietro preferiamo fare tutto il giro: forse si fa prima. Forse no, ma ne vale la pena. La rotonda si chiama Campolongo, Pordoi, Sella, Gardena: forse qualcuno la conosce. Asfalto ottimo, bei tornanti molto ben collegati, panorama, ecchetelodicoafare?: il traffico, nonostante sia domenica, non e' eccessivo. Si vede che siamo piu' a sud: la percentuale di supersportive e' aumentata visibilmente, ed e' un peccato, perche' tra questi, senza ovviamente colpevolizzare tutta una categoria, cosa sbagliata e stupida, ci sono troppi emuli di Valentino e co, che prendono la strada per una pista. Tra l'altro, visto che sono in tema: in tirolo o in austria (che sono molto simili, per molte cose), si vedono moto diverse dalle solite. Poche super-sportive, un numero ragionevole di BMW (o WBM), ma assai lontano dalla percentuale altissima delle strade italiane, e molte moto turistiche grosse, abbastanza rare dalle nostre parti (tipo CB1300 - ciao sps! - kawa ZX12, GS1400, e cose cosi': moto grosse e ciccione, come piacciono a me!) E una parolina a te con WBM palstichino bianco e blu, si proprio tu, che perche' hai una moto da 20'000 euro ti credi di aver comprato anche la strada: hai guardato se tra gli accessori touratech c'e' anche un cervello? Ti farebbe molto comodo, prima di provare a superarmi all'esterno di un tornante, con un camper che viene dall'altra parte. Un valido motivo per non prendere un WBM e' quello di non avere nulla a che sparire con quel tipo e i suoi amichetti possessori di moto. Scusate lo sfogo.



Dopo il giro completo della rotonda, si prende per il passo Falzarego: andare direttamente ad Alleghe pare brutto. Salita molto bella, asfalto buono, un po' peggio in cima. Poi si scende, con traffico via via piu' sostenuto, verso Cortina, senza raggiungerla: qualche km prima si prende a destra verso il passo Giau. La salita anche qui e' molto bella, gran panorami, a tratti un po' tecnica per il susseguirsi serrato di tornanti anche abbastanza stretti, specie in cima. La discesa dall'altra parte e' molto ripida, a volte un po' troppo per godersela bene. Arrivati in fondo, a Selva, prendiamo per la val Zoldana, salendo verso la forcella Stualanza: in se' bassa, ma con una strada larga e piacevole, sempre con bei panorami. Da li si scende verso Zoldo Alto e poi al paesino di Dont, dove si prende a destra per il passo Duran. Strada molto stretta, inizialmente tra boschi e poi oltre, ma sempre con asfalto cosi' cosi', e frequenti avvallamenti della strada: prudenza. La discesa dall'altra parte e' inizialmente simile, stretta e tortuosa con cattivo fondo, poi migliora notevolmente fino a fondovalle. Ormai siamo a Agordo: invece di andarci (e poi fare forche aurine e cereda) proviamo a prendere il canale del Mis, che si prende a destra, qualche km dopo agordo, in direzione Belluno. Strada nuova per noi, e una vera sorpresa: inizialmente si arrampica per una valle boscosa, poi entra in una gola strettissima, con torrente, tra gallerie in roccia viva e curve molto strette. Alla fine, arriva al lago del Mis, delizioso, che costeggiamo fino alla fine, per sbucare nella vallata di Feltre. La voglia di fermarsi e mettere almeno i piedi a mollo nel torrente o nel lago e' grande, ma e' un po' tardi. Da Feltre, il divertimento e' finito, e inizia il traffico per uscire in pianura. Poi Castelfranco e infine a casa.



I km totali sono circa 1200 per il Bandito (che ha compiuto i 31000 totali) e un po' di piu' per la Nonna, 1500, circa, che porta la signora oltre i 60000. Da notare che la nonna ha fatto circa 45000 in 20 anni, e che da quando e' nelle nostre mani, circa due anni, ne ha aggiunti altri 15000. Grazie nonnina!
Adesso vado a cercare un paramotore per il Bandito, e se a qualcuno avanzasse un carter sinistro nero, si faccia sentire!
 

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