Lo struzzo, la soffitta e la fiera delle vanità
Ripropongo quanto scrissi più di cinque anni fa, sperando che crei uno spunto di riflessione(quasi un editoriale)
Quando i pochi neuroni rimasti sembrano dare qualche segno vitale, mi capita di provare a leggere un giornale. Niente di troppo impegnativo, per carità. Diciamo cose tipo Motociclismo o InMoto o Due Ruote.
Da che la memoria mi assiste, nelle prime pagine di questi periodici ho sempre trovato una pagina con sopra scritto “editoriale”. Naturalmente mi sono sempre guardato bene dal leggerlo, ritenendo molto più interessante verificare se la nuova zxrcbrrgsxrr1 avesse finalmente superato la soglia dei 200 cavalli alla ruota e riuscisse a rifilare al modello dell'anno scorso due sonori millesimi di secondo sul giro di Nardò con le gomme in supercazzola esamescola con la mappatura fotonica.
Finchè un giorno, non trovando novità eclatanti dai saloni e nessun utilissimo rilevamento delle velocità di percorrenza dei singoli tratti della pista di Idianapolis, annoiato e deciso in ogni modo di portare a termine la seduta quotidiana sul wc (che non è il Bandit 1250), mi sono deciso di provare a cercare di comprendere di cosa si trattasse questa benedetta pagina con sopra scritto “editoriale”.
Da quanto ho capito questa paginetta viene redatta da un tizio definito “editore”. Questo fantomatico “editore” sarebbe un personaggio che, valendosi del fatto che paga gli stipendi e fa girare l'ambaradan, si fa gli affaracci suoi finchè gli pare e un giorno arriva fresco e bello e si riserva di scrivere un po' quello che gli pare: ad esempio parlare di moto in un giornale di taglio e cucito come Motociclismo. E pretende pure che gli schiavi giornalisti seguano la sua linea editoriale dettata magari in un momento di follia.
Tirando le somme, ho deciso che se posso scegliere, preferisco fare l'editore piuttosto che il galoppino.
Dopo questa grande pensata, eccomi dunque qui alla tastiera a cercare di scrivere il mio primo editoriale.
Che cadenza avranno gli editoriali futuri?
Fatevi gli affari vostri, che agli editoriali miei ci penso io.
Certo è che scrivere il primo editoriale dopo dodici anni e quatto mesi (si, proprio dodici anni e quattro mesi, tanto tempo è passato da quando ho iniziato nell'agosto del 2002 a scrivere in questa comunità) non è assolutamente facile. Non si sa proprio da dove iniziare. E' come entrare in soffitta, dove sotto la polvere del tempo giacciono ricordi di cose che sembravano dimenticate, ma che riaffiorano alla mente nel momento stesso in cui entra un raggio di sole dalla porta socchiusa.
Rimarresti tutto il giorno in soffitta, a rispolverare vecchie cose, a cercare di interpretare il tuo passato. Poi rifletti e pensi che è meglio che il passato rimanga dove è, perchè viviamo nel presente.
Il presente ci può piacere o meno (si stava meglio quando si stava peggio, non ci sono più le mezze stagioni, ai miei tempi queste cose non capitavano), ma lo stiamo vivendo e quindi dobbiamo affrontarlo. Ho letto da qualche parte che gli struzzi nascondono la testa sotto la sabbia per nascondersi. Chissà se è vero o se è una leggenda metropolitana? Realtà o leggenda, cerchiamo di non nascondere la testa sotto la sabbia e cerchiamo di affrontare la realtà.
Comunque sia, il presente di questa comunità non mi piace troppo.
Perchè?
Principalmente perchè c'è stato un certo calo di interesse da parte di molti vecchi iscritti e contemporaneamente non ci sono nuove leve che creino un ricambio generazionale.
Credo che tutto ciò sia dovuto a tutta una serie di motivi, sia endogeni che esogeni.
Nel corso degli anni la comunicazione via web è cambiata in modo radicale. Agli albori erano nati i newsgroup (chi si ricorda it.hobby. Motociclismo?), che vennero puoi soppiantati dalle mailing list.
Anche noi nascemmo su una mailing list di yahoo. Anzi, il sito definitivo è nato sulle ceneri di tre mailing list(quella di Maalbak, quella di Emi e quella di Gerweller). Grazie all'accessibilità delle piattaforme open source le mailing list vennero presto soppiantate dai forum come il nostro, che per tutti questi anni è stato il punto di incontro e la colonna portante di questo sito.
Poi il mondo va avanti: una volta c'erano le (poche) connessioni a 56k, oggi ci sono gli smartphone 4G. Una volta si cercava di fare siti il più leggero possibile, oggi ci vuole interattività.
La nuova frontiera sono i social network, che stanno soppiantando di fatto i vari forum. Rappresentano un vero e proprio fenomeno di costume a livello planetario e permettono di mettere in contatto tra loro milioni di persone.
Ma non mi piacciono. Non li condivido.
Non condivido il fatto che gli utenti mettano in bella mostra quello che fanno momento per momento, che vogliano a tutti i costi farsi notare da una platea di gente più o meno conosciuta. Un vero e proprio festival delle vanità utile solo ad alimentare il proprio ego.
Per alcuni anarchici rappresenta la quintessenza della libertà: sono libero di scrivere quello che voglio. Certo, uno scrive quello che vuole senza censure. E ci mancherebbe: scrive su una propria pagina, mentre in un forum scrive sulla pagina di qualcun altro e da qualche parte c'è un moderatore che magari censura qualche parola. Ma nei forum, come nella vita reale vigono delle regole di buon senso (la netiquette, si diceva). E lo scopo dei forum è quello di socializzare e di scambiarsi opinioni, non quello di esporsi nella fiera delle vanità.
Ed è per questo che credo ancora nei forum e in quelli che ormai sono diventati siti “tradizionali”.
Come questo sito internet, che oltre a subire “attacchi” da queste nuove forme di aggregazione (se si può chiamare aggregazione mettersi in mostra), subisce anche politiche commerciali da parte della casa motociclistica che dovremmo rappresentare. E' dura sperare di avere congrui numeri di nuovi proseliti quando ormai da anni Suzuki Italia non promuove in nessun modo le vendite del vecchio e glorioso Bandit, destinato a numeri marginali di vendita.
E se un veicolo non viene “spinto” dalla casa madre, non vedo come si possa creare affezione da parte di nuovi papabili acquirenti, e come si possa fare in modo che gli esemplari usati vengano esportati in altri paesi europei dove il Bandit è molto più apprezzato, facendo di fatto diminuire il parco circolante italiano.
Non potendo perciò sperare in un adeguato ricambio di iscritti, dobbiamo perciò trovare insieme la ricetta per fare in modo che questa comunità, che tanto ha cercato di dare in questi anni, non cada nell'oblio nei prossimi anni.
Non esiste una ricetta unica ed infallibile. Molto probabilmente sono necessari tanti piccoli affinamenti per fare in modo che rinasca lo spirito di corpo che ci ha contraddistinto per tutti questi anni.
Per ora ho apportato un paio di modifiche marginali: la soppressione della chat per fare in modo che le parole non siano scritte sulla sabbia e l'apertura di un nuovo forum, dove si possa cazzeggiare un po', tenendo conto che la nostra libertà finisce dove inizia quella di un'altra persona.
Prossimamente con gli amministratori rivedremo le figure di staff, per verificare l'utilità delle stesse e inizieremo a verificare la fattibilità di una migrazione su una piattaforma più moderna.
E sopratutto mi piacerebbe avere idee e suggerimenti da tutti voi perchè, ricordatevelo, il sito è di tutti e aperto a tutti.
Infine, se siete riusciti a seguirmi fino a qui senza avermi mandato al diavolo prima o esservi addormentati, con immenso piacere per la tredicesima volta in questi anni, auguro a tutti voi
Buon Natale, Buon Anno e un 2015 ricco di curvebruno